Un corposo volume di ricerche riporta alle origini della pieve

comano terme. La pieve, dal latino plebs, "popolo", è una chiesa con annesso battistero. Nell'Alto Medioevo la pieve, detta chiesa matrice o plebana, era al centro di una circoscrizione territoriale...


Graziano Riccadonna


comano terme. La pieve, dal latino plebs, "popolo", è una chiesa con annesso battistero. Nell'Alto Medioevo la pieve, detta chiesa matrice o plebana, era al centro di una circoscrizione territoriale civile e religiosa, con proprie funzioni non solo liturgiche ma anche civili. La Pieve di San Lorenzo di Lomaso, la più antica delle Giudicarie, tra le più antiche e pregevoli del Trentino con l’annesso battistero, è il complesso romanico più importante della regione. Alla pieve di San Lorenzo è dedicato un corposo volume collettaneo che raccoglie la sintesi del lavoro fatto durante il laboratorio universitario (Università di Trento e Padova) di studio e di ricerca, a partire dal 2015. Questo importante e poderoso “tomo” è stato presentato nella serata di sabato 10 agosto a Vigo Lomaso, nella chiesa di San Lorenzo: una presentazione che volutamente è stata datta coincidere con la festa di San Lorenzo, celebrata per la caduta delle stelle. Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco di Comano Terme, Fabio Zambotti, e del vicepresidente della Provincia di Trento, Mario Tonina, con gli interventi dell’arcivescovo emerito di Trento, monsignor Luigi Bressan e del professor Andrea Zanotti dell’Università di Bologna.

Il volume, curato da Enrico Cavada, raccoglie gli interventi di 15 studiosi che hanno osservato con metodo e strumenti innovativi gli eventi alla base dell’impresa costruttiva, a partire dal primo anno documentato della pieve, 1208. Vengono così colte le parti originali dell’antica costruzione, sopravvissute quale unico documento e fonte diretta, nel generale naufragio a cui andarono incontro inevitabilmente gli archivi dell’età della fondazione nel XIII secolo.

Pietre, muri, forme parlano di uomini che, all’alba del XIII secolo hanno predisposto questo straordinario complesso in una nitida e solida architettura, sopravvissuta fino a noi integra anche sa continuamente rabberciata per superare le “offese” del tempo.

Esce così sbalzato a tutto tondo questo centro di governo e di assistenza spirituale di un vasto e operoso distretto; i secolo potranno portare modifiche anche sostanziose, ma tali tuttavia da cancellare o togliere le forme impresse al sacro tempio dai fondatori.

Tra questi non è possibile non citare la figura avvolta dalla leggenda del primo archipresbitero conosciuto della Pieve di Lomaso, Udalrico da Seiano, che viene citato che persona molto vicina al vescovo Federico Wanga, l fianco del vescovo e dei suoi successori, come tale tra i committenti del Duomo di Trento.

Notevole l’apporto conoscitivo per quanto concerne la fabbrica della pieve vera e propria. Dall’esame dei lacerti compiuto dai due corsi universitari durante il workshop estivo, appare come le fasi costruttive siano almeno due, la più antica tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, la più recente in pieno XV secolo. Le due fasi costruttive ascendono la più antica alla fine del XII secolo, la più recente in pieno XV secolo.

I materiali lapidei utilizzati nella costruzione della nuova chiesa e del battistero medioevali sono tre: il calcare oolitico di Massone o pietra di Lundo, l’Oolite di san Vigilio e il calcare di Zu. Il calcare di Massone è presente nella maggioranza dei casi, oltre la metà dell’intero impianto, il resto sono l’Oolite di san Vigilio e il Rosso ammonitico veronese.

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