La ricerca di Eurac 

Selvaggina, ecco come cambiano gli ecosistemi

Bolzano. Gli ecologi di Eurac Research hanno raccolto dati su tutte le 28 specie selvatiche che possono essere cacciate in Alto Adige. I risultati sono mappe e diagrammi che forniscono informazioni...



Bolzano. Gli ecologi di Eurac Research hanno raccolto dati su tutte le 28 specie selvatiche che possono essere cacciate in Alto Adige. I risultati sono mappe e diagrammi che forniscono informazioni sulla distribuzione degli animali e sul loro abbattimento nelle riserve di caccia dell’Alto Adige. I risultati sono stati presentati recentemente a Bressanone e gli sviluppi sono stati discussi con gli esperti. Lo studio è frutto di una collaborazione tra Eurac Research, Acaa, Ufficio Caccia e Pesca provinciale e Università di Innsbruck.

Negli ultimi decenni il paesaggio dell'Alto Adige è cambiato radicalmente: in molte aree i pascoli alpini e forestali e le terre coltivabili sono stati abbandonati, si sono diffuse le praterie a coltura intensiva, le colture frutticole e vinicole. Le foreste sono diventate più fitte e gli insediamenti sono cresciuti. Se il paesaggio cambia, cambia anche l'habitat degli animali selvatici. In casi estremi gli habitat scompaiono completamente e con loro anche le specie animali che ci vivono; alcune specie saranno più rare, mentre altre popolazioni cresceranno.

«Specie come la quaglia e la pernice sono diminuite bruscamente dagli anni ‘60. A differenza di oggi, qualche decennio fa nelle valli si praticava ancora l’agricoltura. Gli uccelli di campo trovavano cibo a sufficienza, le siepi e gli arbusti ai margini del campo li proteggevano anche dai predatori dell’aria», spiega Erich Tasser di Eurac Research. Al contrario, in Alto Adige i camosci sono stati molto rari fino alla metà del ventesimo secolo. «La specie si è diffusa su tutto il territorio provinciale grazie a norme sulla caccia più severe, ma anche perché l’agricoltura è meno diffusa e i predatori naturali sono quasi del tutto assenti», osserva Tasser. I ricercatori hanno rapportato il numero di capi abbattuti ai cambiamenti nell’uso del suolo, ma anche ai cambiamenti climatici, all’uso di fertilizzanti e pesticidi, alla frequenza con cui viene tagliata l’erba nei pascoli, alla nascita di nuovi centri abitati e all’espansione urbana nelle valli. Lo scopo è quello di capire come l’attività umana influisca sulla diversità ecologica. I ricercatori intendono anche scoprire se ci sono specie animali che, per le loro esigenze, possono fungere da indicatori per misurare la qualità del paesaggio e descriverne i cambiamenti.













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