Montagne Uomini Storie, viaggio dentro le Dolomiti 

Domani in edicola a 7,80 euro il primo di 6 DVD firmati da Piero Badaloni Si comincia con “La nascita dell’arcipelago”, ovvero all’origine dei Monti Pallidi


di Fausta Slanzi


TRENTO. “Le Dolomiti come non le avete mai viste”, è stata questa la definizione con cui è stato accolto il reportage “Dolomiti, Montagne Uomini Storie” realizzato da Piero Badaloni con la collaborazione di chi scrive, fotografia e montaggio di Nicola Berti. Commissionato dai cinque territori (BL, BZ, PN, TN, UD) su cui si elevano nella loro maestosa e straordinaria bellezza i nove gruppi dolomitici, è suddiviso in 6 documentari di 52 minuti ciascuno che “leggono le Dolomiti” così come le ha intese l’Unesco. Da domani mercoledì 19 settembre, con il nostro giornale al prezzo di 7,80 euro cadauno più il prezzo del quotidiano, troverete in distribuzione il primo dei documentari, “La nascita dell’arcipelago”, un viaggio che parte da lontano, dalla lunghissima gestazione dei “Monti Pallidi”: 280 milioni di anni di sconvolgimenti vulcanici, estinzioni di massa, mari atolli e foreste pluviali, lunghe glaciazioni. I criteri di eccezionalità con cui L’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ Educazione, la Scienza e la Cultura (in inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, da cui l’acronimo) ha decretato le Dolomiti patrimonio dell’ Umanità sono due: la superlativa bellezza naturale e l’ importanza estetico/paesaggistica e l’ eccezionale rilevanza per la storia geologica della Terra. I nove gruppi dolomitici vanno dal gruppo di Brenta, a occidente, alle Dolomiti Friulane e D’ Oltrepiave, a oriente: oltre 141.000 ettari di territorio - il cuore del patrimonio (con 66 rifugi ora costituiti in rete) - che, sommati ai 90.000 ettari delle aree cosidette “tampone” (costituiscono fasce di protezione rispetto ai possibili rischi che ne possono minacciare l’ integrità), diventano 231.169 ettari. Un’ area molto vasta che fa riferimento alla Fondazione Dolomiti Unesco piattaforma che, attraverso un sistema di reti, mette in comunicazione le varie realtà locali per fare, delle opportunità del Bene, progetti concreti di promozione e sviluppo sostenibile. Graziano Pizzimenti, da pochi mesi, è presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Massimiliano Fedriga, neo presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, lo ha voluto come assessore alle infrastrutture e territorio e, dunque a lui, è andata la competenza delle Dolomiti Unesco. La presidenza della Fondazione ruota (in rigoroso ordine alfabetico dei territori che amministrano il Bene) di tre anni in tre anni. La prima presidenza, dopo che nel maggio 2010 è stata istituita la Fondazione (referente unico per Unesco), è andata alla provincia di Belluno, poi alla Provincia autonoma di Bolzano, ora al Friuli Venezia Giulia e l’anno prossimo al Trentino.

Presidente quale è lo stato di salute della Fondazione, come l’ha trovata?

«Ho conosciuto la Fondazione Dolomiti, i suoi principi e obiettivi e le persone che ci lavorano ed in questa occasione mi sono trovato di fronte ad una realtà estremamente ricca di entusiasmo, di attaccamento al territorio, di rispetto per il patrimonio circostante. E poi, mi lasci dire, rivesto questo ruolo con immenso piacere. La Fondazione riunisce tre regioni e cinque province che lavorano in sinergia e sono rimasto molto sorpreso dal fatto che tale suddivisione di fatto non esista perché tutte le iniziative vengono gestite di concerto tra i nove sistemi dolomitici. Ho trovato una Fondazione in perfetta salute sotto tutti i profili ma soprattutto una piattaforma giovane, piena di entusiasmo, di iniziative costanti per la valorizzazione di un patrimonio da conservare gelosamente».

La mobilità sostenibile è un tema significativo per il Bene Naturale Dolomiti: il suo pensiero in merito.

«Sono rimasto davvero sorpreso che questo tema rivesta una priorità assoluta per la Fondazione ma non sotto il profilo puramente concettuale, bensì sotto il profilo reale. Devo ammettere che non credevo fosse possibile realizzare un progetto simile ed invece sono stato piacevolmente colpito da quello che ho scoperto. Addirittura 23 percorsi nell’ambito dei 9 sistemi sono accessibili a tutti, alle persone con disabilità ma anche agli anziani e ai bambini. A mio avviso ciò significa andare oltre qualsiasi tipo di confine, ma ho scoperto quasi subito, negli incontri ai quali ho partecipato, che in montagna i confini non esistono. Apprezzo sinceramente il lavoro che è stato fatto e auguro a tutti di avere e di trasmettere sempre questo rispetto per il territorio in cui vivono. Solo così infatti sarà possibile far godere a tutti questo meraviglioso spettacolo».

Il lavoro per arrivare alla candidatura del Bene Seriale Dolomiti, svolto in sinergia dai 5 territori (diversi anche per ordinamento giuridico), è stato riconosciuto come modello dall’Unesco il 26 giugno 2009 a Siviglia quando ha dichiarato le Dolomiti patrimonio dell’Umanità. Un metodo che ha trovato una sua strada, che si è sviluppato ulteriormente e che pone il Bene Comune Dolomiti al di là di ogni confine amministrativo (e mentale).















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