L’INTERVISTA

LA VILLA. È un'autentica camera delle meraviglie che attraversa trent'anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti onesti e poliziotti corrotti,...


di Daniela Mimmi


LA VILLA. È un'autentica camera delle meraviglie che attraversa trent'anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti onesti e poliziotti corrotti, sesso, ideali e concerti rock, il nuovo libro di Giancarlo De Cataldo, “L’agente del caos”. Titolo emblematico per un romanzo ispirato alla vita di Jay Dark, agente provocatore americano la cui missione era inondare di droga i movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta-Settanta. De Cataldo parlerà del suo nuovo romanzo oggi pomeriggio a La Villa, alle ore 17,30 e a presentarlo sarà il direttore del nostro giornale, Alberto Faustini. Giudice di Corte d'Assise a Roma, De Cataldo è poi diventato anche scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature televisive. Il suo libro più significativo è “Romanzo criminale”, scritto nel 2002, dal quale sono stati tratti un film diretto da Michele Placido, e una serie televisiva. Chiediamo innanzitutto a De Cataldo, chi è Jay Dark. “E’ un personaggio di fantasia modellato su un personaggio realmente esistito, l’agente segreto, Roland Stark, infiltrato nei movimenti giovanili di mezzo mondo per spacciare droga e creare il caos. Fu catturato in Italia nel ’75 a Bologna in circostanze poco chiare. E’ anche un confronto tra la memoria ricostruita, immaginaria, fantastica e l’anziano scrittore che dialoga con il suo passato”.

Come è nata l’idea per questo romanzo?

“Sono appassionato di misteri italiani e di quel periodo storico, così è nato Romanzo Criminale. Mi sono ricordato di Jay Dark. Poteva essere la chiave per fare quello che mi piace: raccontare un periodo storico attraverso personaggi immaginari calati nel loro contesto e avviare intorno a loro una riflessione di oggi sul passato”.

È difficile definire questo romanzo: fantapolitico? Dark? Rock? Visionario? Psichedelico?

“È un romanzo. Un amico lo ha definito discesa nell’abisso, perché l’autore si confronta con se stesso, ed è il vero cuore del romanzo. Si può leggere a vari livelli: come un’avventura, un racconto morale, una fantasia psichedelica”.

Tra i personaggi c’è anche lo scrittore. Autobiografico?

“Pochissimo. Ha la mia età, viene dalla mia terra, ha scritto i libri che ho scritto io”.

Molti lo hanno avvicinato a Ellroy. Cosa ne pensa?

“È un grande scrittore, l’ho anche conosciuto. Ho seguito le sue tracce scrivendo brandelli di storia italiana attraverso fatti criminali. Quindi è un complimento e un onore”.

E poi ci sono la musica, Byrds, Joan Baez, e la poesia Timothy Leary.

“Sono un grande appassionato di poesia e di musica. Ho tradotto Leonard Cohen, l’ho conosciuto. È impossibile parlare di quegli anni senza parlare del lato artistico perché la grande scommessa era un uso creativo delle sostanze allucinogene. Leary e gli altri non erano trafficanti e criminali, la loro era un’esperienza che ha prodotto risultati enormi in campo artistico”.

Esiste ancora oggi secondo lei la teoria del caos?

“Le teorie del caos sono eterne. La storia non procede mai in modo lineare. Siamo felici e contenti per un po’ e poi ci inventiamo qualcosa per mandare tutto all’aria e ricominciare. C’è chi teorizza che questo caos sia benefico, ma noi ne siamo spaventati e dobbiamo farci i conti”.

Com’è cambiato il mondo da allora?

“La scienza ha fatto progressi enormi e da 70 anni non abbiamo guerre mondiali. Ma il caos ci sta mettendo lo zampino per farci tornare indietro. La rivincita del maschio bianco autoritario, questo è il vero pericolo. Le donne devono stare a casa, i ragazzi devono mettersi la divisa. Si ritorna indietro di cento anni. Il caos si adatta a tutte le situazioni. C’è chi erige muri, e chi vuole abbatterli”.















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