«Ecco come reagire al razzismo»

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Paolo Piffer


TRENTO. Il messaggio inviato all’università di Trento dalla senatrice Liliana Segre, da adolescente sopravvissuta al campo di concentramento nazista di Auschwitz, è inequivocabile. Senza se e senza ma. «Ricordare è sempre importante – scrive, in occasione, ieri, dell’apertura, a Sociologia, del ciclo di incontri su come reagire al razzismo e ai discorsi d’odio al quale non ha potuto essere presente di persona – Il razzismo non è mai sopito, oggi riemerge in molte forme, così come l’indifferenza generale, quando i senza nome eravamo noi ebrei. Oggi percepisco la stessa indifferenza per quelle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo, vorrei che tutti partecipassero con pietà e umana commozione al dramma di tanti bambini resi orfani e adulti perseguitati o cacciati di casa, ora come allora». Parole come pietre. La stessa indifferenza di allora. Oggi verso i migranti, in passato nei confronti degli ebrei. Altro che porti chiusi e campi di detenzione in Libia, veri e propri lager, di cui si “vanta” il sovranista Salvini.

«L’università di Trento, come tante altre nel resto d’Italia, decide da che parte stare – riflette la sociologa Annalisa Dordoni, coordinatrice degli incontri, ricercatrice del Centro studi interdisciplinari di genere – Vogliamo dare un segnale dicendo che qualsiasi tipo di discriminazione non è accettabile. D’altronde, è nel nostro Dna».

C’è un rapporto tra la crisi economica e l’aumento, come indicato in diverse ricerche, non solo delle diseguaglianze ma anche degli episodi di razzismo e intolleranza nei confronti degli stranieri ma anche, ad esempio, degli omosessuali?

In un contesto in cui le risorse sono ridotte si crea una competizione maggiore e, quindi, in molti possono mettere in risalto più le differenze che le somiglianze. Si guarda alla propria cerchia ristretta dimenticando che tutti siamo simili, seppur diversi, uno all’altro. Sarebbe meglio collaborare piuttosto che competere.

Un clima alimentato anche da un certo linguaggio politico che soffia su queste percezioni?

Non c’è dubbio. È sotto gli occhi di tutti che le recenti leggi sulla sicurezza e l’immigrazione hanno inciso sui processi inclusivi e di integrazione. Si mettono in crisi, sui territori, tutti quei percorsi che promuovono, nei fatti, inclusione e integrazione. È grave. E succede anche in Trentino.

La Rete quanto ha contribuito alla creazione di questo clima segnato dalle contrapposizioni

La possibilità di esprimersi attraverso i social network fa emergere delle criticità dal punto di vista sociale. Infatti, in uno dei nostri incontri analizzeremo questo settore, cercheremo di capire come esprimersi correttamente online, ma anche offline, in modo empatico e nonviolento e in che modo reagire in contesti aggressivi e violenti che, come sappiamo, sono in aumento.

Faccia un esempio concreto.

Mi trovo sull’autobus. Vedo che una persona viene discriminata. Mi avvicino a lei, cerco una relazione. Senza alzare il livello dello scontro con chi sta discriminando. Cercando di abbassare, di conseguenza, i toni. Diciamo che si tratta di una prova tecnica di umanità quotidiana.

Comunque, in Italia come in Europa non è che siano tutti razzisti.

Ovvio. Di fronte a questi fenomeni c’è una reazione, sono in atto diverse modalità di resistenza e reazione. Per questo percorso formativo abbiamo ricevuto tante manifestazioni di interesse non solo da parte degli studenti.

Come reagire?

Ritrovarsi, relazionarsi, attivare percorsi di partecipazione. Non rimanere da soli. E’ nella relazione, la chiave di tutto, che possiamo vedere che l’altro da noi è, in realtà, simile a noi, seppur diverso. Si deve essere fiduciosi che questo cima possa cambiare. Come il titolo del nostro ciclo, “Prove tecniche di umanità”.

 













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