Aiutiamoli a casa nostra,  lo sberleffo ai sovranisti 

Rovereto. Oggi alla Libreria Arcadia la storia controcorrente di Nicoletta Ferrara e Antonio Calò La loro famiglia, con i loro 4 figli, ha spalancato le porte a sei ragazzi africani di 4 nazionalità


MARIA VIVEROS


ROVERETO. «Il veleno del razzismo continua a creare barriere nella società», ha affermato il presidente Sergio Mattarella lo scorso luglio, in occasione degli 80 anni del «Manifesto della razza». Che questo sia un dato di fatto lo dimostrano l’incremento delle aggressioni di natura xenofoba che stanno alimentando le pagine della cronaca, specchio di un Paese, il nostro, non immune da sentimenti che, sia nel passato che oggi, i benpensanti minimizzano e i facinorosi fomentano con continui slogan che “invitano” a diffidare dell’altro. “Sono discorsi che accrescono la paura e la paura ti impedisce di vedere te stesso nell’altro”, afferma Nicoletta Ferrara che, insieme al marito Antonio Calò e ai loro quattro figli, ha fatto una scelta radicale e controcorrente per obbedire a un imperativo morale che affonda le sue radici nella Fede, accogliendo sei ragazzi africani, di quattro diverse nazionalità. 

Sei storie di sofferenza.

Sei storie accomunate dal coraggio di una tremenda traversata del deserto del Sahara, da un periodo di prigionia nelle carceri della Libia (i loro corpi e le loro anime porteranno tracce indelebili) e dalla sofferenza per la lontananza dalle loro famiglie.

La famiglia Calò, residente in provincia di Treviso, ha riunito attorno a sé tutta una comunità che collabora e sostiene questa scelta di vita, portata avanti da quando, dopo la strage di migranti nel Canale di Sicilia del 18 aprile del 2015 (a morire furono più di 700 disperati), Antonio ha sentito l’esigenza di aprire le porte della sua casa, contagiando con questa sua idea tutta la famiglia. Dopo snervanti trafile burocratiche, prima ancora che venissero avviati i progetti della Caritas, l’8 giugno di quello stesso 2015, i Calò hanno dato il via a questa bella avventura ispirata al Vangelo, proponendo un rovesciamento di prospettiva che Nicoletta ha raccontato in un libro-diario appena dato alle stampe, “A casa nostra” (emi, pp. 144, € 15,00), che oggi, venerdì 1 marzo, presenterà alle ore 19 alla Libreria Arcadia in via Fratelli Fontana a Rovereto. «Non possiamo più guardare la storia che avviene e continuare a vivere la nostra esistenza in modo parallelo. La storia ci deve trafiggere, deve passare attraverso i nostri muri, impastarsi con la nostra vita e con i nostri cuori. Il Vangelo ci sta chiamando ed esige da noi una risposta precisa», scrive Nicoletta. Padre Alex Zanotelli, autore della prefazione al libro, parla di “miracolo”, «miracolo delle relazioni umane. È stato un lento processo di crescita interpersonale: da parte dei genitori capire che avevano non quattro, ma dieci figli; da parte dei sei neri, che avevano un papà e una mamma e quattro fratelli bianchi. Si rompe così il tabù del sangue e nasce la nuova famiglia, che è tale perchè nascono nuove e più profonde relazioni umane». Il mondo alla rovescia, rispetto alla “narrazione” che oggi va per la maggiore. In un presente in cui la paura dell’altro, del “diverso”, condiziona scelte e veicola messaggi lesivi della dignità umana, risucchiando la nostra società nelle paludi dell’egoismo, questa della famiglia Calò “è la testimonianza di qualcosa di buono”, ci dice Nicoletta. “Possiamo affermare che la nostra è un’esperienza solo di bene e, in un presente in cui la paura dell’altro è sempre più marcata, c’è più che mai bisogno di sentire il bene. Ecco perché è nato il libro”. 

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