Doping

Schwazer: "In Federazione sapevano, ma non mi hanno fermato"

Audizione alla Procura antidoping del Coni per la riduzione della squalifica e nuove rivelazioni per Alex



ROMA. Quattro ore di audizione, una cinquantina di domande, 22 pagine di verbale, diverse conferme e nuovi dichiarazioni che coinvolgono gli allora responsabili tecnici e sanitari della Fidal. È l'ennesimo capitolo del caso Schwazer andato in scena ieri alla procura antidoping del Coni, dove il marciatore è stato ascoltato in merito alla sua istanza di sospensione della squalifica che terminerà il 29 aprile 2016. «Ho confermato tutto quanto detto finora», dice Schwazer all'uscita. Ma anche fornito nuovi elementi sulla memoria di cinque pagine presentata agli inquirenti di Bolzano, e subito acquisita dai procuratori del Coni, in cui Schwazer sostiene di aver comunicato al responsabile sanitario federale Pierluigi Fiorella (che sarà ascoltato dopo l'udienza penale del 29 aprile) di aver fatto uso di doping già dal 2011. Proprio per questo l'atleta ha chiesto che gli venga tolto il record italiano nella 20 km segnato Lugano nel 2012 e il tempo registrato nella 50 km, nello stesso anno, a Dudince.

Schwazer-Donati, la strana coppia al lavoro

Le foto postate sul Facebook dal marciatore altoatesino squalificato per l'assunzione di Epo, che si allena agli ordini del paladino dell'antidoping con la maglia di Libera: "Maciniamo chilometri sotto il sole, Libera contro le mafie Libera Sport" (foto Alex Schwazer/Facebook)

«Loro sapevano in tempo quasi reale della mia frequentazione con il dottor Ferrari - accusa il 30enne -. Io sono stato squalificato giustamente per la frequentazione di un medico inibito e secondo me chi sapeva dovrebbe avere un procedimento». Chi lo sapeva? «Tutto è nato dal Teide - racconta - dove è stato Visini (allora responsabile della marcia, ndr) ad incaricare Cafagna che era là ad allenarsi con me di controllare ogni mio movimento poi dopodiché sono stati avvisati Morini come vicepresidente, Uguagliati come ct e Fischetto come responsabile medico e non è successo niente tanto è che l'anno dopo, quando avevo nuovamente in programma di andare al Teide, nessuno mi ha detto niente».

L'oro a Pechino 2008, squalificato inizialmente per tre anni e mezzo per la positività all'Epo e poi altri tre mesi per l'elusione del primo controllo del 30 luglio 2012, spera di aver chiuso così con la giustizia sportiva. La Procura sembra ritenere valido il suo contributo e probabilmente formulerà una proposta di sconto per la collaborazione offerta, sentiti i pareri di Wada e Iaaf, che valuterà il Tribunale Nazionale Antidoping. Probabilmente la decisione non arriverà prima dell'estate. Nel frattempo, Schwazer ha ripreso ad allenarsi con il consulente Wada Sandro Donati. «I compagni non vedono bene il mio rientro? Perché se non sto malissimo gli tolgo il posto - commenta Schwazer -. Io andrò in gara per dare il massimo, non mi frenerò per far arrivare prima di me uno più debole». Il sogno sono i Giochi di Rio 2016. «Io voglio fare subito dei tempi forti - assicura - e dimostrare il mio valore, poi saranno gli altri a decidere». Con un tempo valido e senza l'ok della Fidal, probabilmente il Tas di Losanna.

 













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