Le elezioni

Coni, è una poltrona per due

Sabato le elezioni del Comitato trentino: Paola Mora e Osvaldo Carbonari per la presidenza



TRENTO. È indetta per sabato l’assemblea elettiva del Comitato provinciale trentino del Comitato olimpico nazionale. I presidenti provinciali delle federazioni sportive, quelli delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva (che però non voteranno perché la loro assemblea non ha raggiunto il numero legale), due atleti (Eleonora Strobbe e Norbert Bonvecchio) e un tecnico (Florio Maran) eleggeranno il successore di Giorgio Torgler e la nuova giunta (3 membri espressioni delle federazioni, uno per le discipline associate, uno per gli enti di promozione, un atleta e un tecnico, oltre al responsabile del Cip). I candidati alla presidenza sono la vicepresidente uscente Paola Mora e l’ex presidente della Federcalcio trentina Osvaldo Carbonari. Li abbiamo intervistati alla vigilia di questo importante appuntamento.

Paola Mora, perché ha deciso di candidarsi?

Perché mi è stato chiesto da alcune federazioni con le quali ho già condiviso il percorso precedente. Proprio in qualità di presidente uscente ritengo di avere un’esperienza da spendere in favore dello sport trentino.
 

Propone continuità o discontinuità rispetto alla presidenza Torgler?

Non vorrei essere né di rottura né di continuità. Propongo un collegamento tra il Coni così com’era inteso una volta un nuovo percorso dello sport trentino. Vorrei mantenere quanto di buono è stato fatto e prevedere un’evoluzione, un nuovo modo d’intendere lo sport.

Qual è a suo avviso il ruolo del Coni?

Dev’essere un ente al servizio delle federazioni, sinergico con queste, capace d’interpretarne le esigenze, di supporto per tutte le discipline sportive.

Perché in Trentino negli ultimi anni ci sono state frizioni tra il Coni e le federazioni?
 

Le frizioni ci sono state, ma non con tutte le federazioni. Non è stata trovata la chiave giusta per dialogare con alcune tra queste. È un nodo che va sciolto, serve maggiore vicinanza e maggiore supporto per tutte le federazioni.

Cosa manca allo sport trentino?
 

Siamo la regione più sportiva d’Italia, quindi partiamo da un buon livello. Questo è merito della volontà delle associazioni, dell’impegno dei volontari che regalano il loro tempo allo sport e alla sensibilità degli enti pubblici. Manca la valorizzazione dello sport all’interno delle scuole, di tutte le attività sportive. È inutile continuare a sostenere che lo sport aiuta a maturare, a crescere sani, a risparmiare sulla sanità pubblica e poi non agire di conseguenza: tutti i ragazzi dovrebbero praticare uno sport. Poi, alcune federazioni lamentano carenze dal punto di vista impiantistico. Sotto questi aspetti, vanno colte opportunità a livello di Euregio o con progetti quali Erasmusplatz Sport.

Nel rapporto con la Provincia c’è qualcosa da cambiare?
 

Con la nuova legge è stato potenziato il tavolo dello sport. Con la Provincia deve essere portato avanti un confronto nel quale il Coni si faccia carico delle istanze di tutte le federazioni, sui contenuti della nuova legge, sulle criticità del regolamento attuativo riscontrate da alcune federazioni.

Chi crede che la voterà?
 

Spero mi votino quelle persone con le quali ho potuto discutere, che mi hanno aiutato a vedere lo sport dal loro punto di vista e che mi ritengono capace di portare avanti i loro progetti e a migliorare il funzionamento delle loro federazioni.

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Osvaldo Carbonari, perché ha deciso di candidarsi alla guida del Coni trentino?

Sono stato sollecitato da alcuni amici a mettere a disposizione del Coni la mia esperienza e la mia passione.

In quale misura crede che questa possa essere importante nel Coni?
 

Io ho maturato prima di tutto un’esperienza con la Ravinense e quindi conosco le difficoltà alle quali vanno incontro le società sportive, poi sono stato a lungo in Federcalcio come segretario, presidente e dirigente nazionale. Credo che siano esperienze importanti anche nell’ambito di un organismo quale il Comitato provinciale del Coni.

Qual è, a suo avviso, il ruolo del Coni?

Il compito essenziale è la promozione sportiva, dell’attività agonistica e di quella non agonistica. Deve essere il collettore privilegiato delle istanze del mondo dello sport e farne una sintesi presso le istituzioni. Ancora, deve prestare la massima attenzione ai progetti che sostengono l’attività delle federazioni, senza discriminazioni tra grandi e piccole, qui i numeri non contano.

Perché in questi anni in Trentino ci sono state frizioni tra il Coni e le federazioni? Mi riferisco in particolare alla “sua”, la Federcalcio.

Io non rappresento il calcio, sono uscito dalla Figc nel 2013, non ho tessere, solo rapporti di amicizia. Torgler è stato un punto di riferimento importante e lo ringrazio per la sua passione. Ma il Coni è stato un po’ distante dalle federazioni, non è riuscito a dialogare. Non c’è riuscito nemmeno in occasione dell’elaborazione della legge sullo sport, si sono dovute fare avanti le singole federazioni. Ma io non mi candido contro qualcuno.

Allo sport trentino cosa manca? Campioni? Attività di base?

La nostra provincia è tra le prime in Italia per l’attività sportiva. Altrove forse l’attività sportiva è considerata più un lavoro, ma non siamo secondi a nessuno.

Deve cambiare qualcosa nei rapporti con la Provincia e gli altri enti pubblici?

No, con la Provincia bisogna mantenere il confronto e la collaborazione. Ritengo siano troppo bassi i contributi per l’attività giovanile, le società sono schiacciate da un’eccessiva burocrazia, il volontariato non può essere esposto a responsabilità penali, la certificazione medica per l’attività non agonistica è eccessiva, come l’obbligo dei defibrillatori. La scuola, poi, ha un ruolo importantissimo: lo sport deve essere considerato allo stregua delle altre materie.

Chi ritiene che la voterà?

La mia candidatura è sostenuta da un certo numero di federazioni, ma credo che mi voteranno anche gli altri. Sono fiducioso.

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