Arco, Jessica Tomasi centra le Olimpiadi

Da Pinè l'arciera dell'Aeronautica Militare si è qualificata per Londra



TRENTO. Jessica Tomasi ha fatto centro. Nel luglio dell'anno scorso, vincendo i Mondiali a squadre di Torino, la 25enne di Baselga di Pinè ha ottenuto la qualificazione per le Olimpiadi di Londra. Tirare è la sua professione: asso pigliatutto nell'arco di campagna, la pinetana dell'Aeronautica Militare ha confermato il suo talento imbracciando quello olimpico (o Fita) e ora guarda con ottimismo alla stagione che (salvo brutte sorprese) la porterà ai Giochi.

La qualificazione per i Giochi di Londra era un obiettivo che riteneva alla sua portata o è stata un po' una sorpresa?
Io ci speravo, ho lavorato tanto per centrare questo obiettivo. Detto questo, quando abbiamo vinto i Mondiali di Torino ed abbiamo ottenuto la carta olimpica, ho provato una grande soddisfazione, anche perché è stata davvero una competizione di alto livello. Abbiamo avuto la fortuna di chiudere al terzo posto le qualificazioni e quindi di avere un viatico un po' più facile verso il successo, ma è stata comunque una battaglia. Ed erano 9 anni che l'Italia non vinceva un Mondiale.

Ci spiega quanto e come si allena un'arciera del suo livello?
Mi alleno tutti i giorni, mattina, pomeriggio e qualche volta anche alla sera. Devo fare un po' di preparazione fisica e anche yoga, perché il nostro è uno sport di alta concentrazione, curiamo anche la respirazione.

L'attività agonistica la tiene molto lontana dalla sua Baselga di Pinè?
L'anno scorso ho fatto 10/11 competizioni internazionali di una settimana - dieci giorni l'una, più i raduni federali a Cantalupa (Torino) ed altre gare. Credo di essere stata a casa due o tre mesi, non di più.

Si può dire che "vive" di tiro con l'arco?
Sì, perché nel mese di gennaio sono entrata nel gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare.

Lei è geometra ed è iscritta a Ingegneria Ambientale, a Trento. Riesce ancora a studiare?
Piano piano. Dall'anno scorso, tra Mondiali e Olimpiadi, è davvero molto difficile, il tempo è poco, ma intendo laurearmi.

Con il suo arco ha centrato il cuore di qualche bel ragazzo, o è ancora single?
Sono fidanzata... con un arciere, svedese, Martin Ottosson, 33 anni. Ci siamo conosciuti nel 2008, ai Mondiali di campagna di Cardiff.

Un altro uomo molto importante, nella sua vita, è Maccarinelli, il suo allenatore.
Sì, mi allena da 16 anni. Ho cominciato con lui, mi ha cresciuto agonisticamente fin dal principio. In Nazionale abbiamo una tecnica coreana, ma il mio allenatore è Aldo.

C'è un'arciera alla quale si ispira?
Sicuramente Natalia Valeeva, perché è la più forte d'Italia, una delle più forti del mondo e mi ha accompagnata nella mia crescita.

Lei è carina e minuta, perché il tiro con l'arco?
Ho cominciato perché tirava mia cugina, e mi è piaciuto subito, forse anche perché ho ottenuto buoni risultati fin dal principio. Mi piacciono le emozioni che provo quando tiro nel 10, quando eseguo esattamente tutti i movimenti.

Però ha cominciato con l'arco di campagna.
Da due anni sono concentrata ovviamente sull'arco olimpico, ma questo non mi ha impedito, l'anno scorso, di partecipare agli Europei di arco di campagna. L'arco Fita è più stressante, quello di campagna meno, anche perché non tiri circondato da centinaia di persone, bensì in un bosco, assieme a tre avversari, con i quali puoi instaurare anche un rapporto umano.

Come immagina le sue Olimpiadi?
Sono convinta che sarà un' esperienza indimenticabile. Ad ottobre abbiamo disputato la preolimpica, prendendo confidenza con la location, è stato emozionante.

E Londra?
Me la immaginavo grigia e triste, invece è una città meravigliosa.













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