A L’Aquila la “stoccata” di Pello Conti soffre ma rimane in rosa 

Giro d’Italia. Un’altra giornata durissima: sfuma la fuga che minacciava di rivoluzionare nuovamente la classifica generale (nella quale c’era anche il trentino Benedetti), arriva in porto l’azione del basco, che batte Gallopin e Formolo


Adolfo Fantaccini


L’aquila. I ragazzi italiani, che pedalano e vincono, che sorridono alla fatica, ieri hanno sfiorato un altro colpaccio, sulla strada che s’inerpica verso L’Aquila, 10 anni e un mese dopo il terremoto che la sconvolse, seminando morte e disperazione. Quello che poteva essere non è stato e così la settima tappa è finita nelle mani (e nelle gambe) di Pello Bilbao, uno spagnolo che ha già firmato una tappa al Delfinato e una al Tour of the Alps dell’anno scorso. Doveva essere la frazione di Ciccone, lo è diventata del corridore basco che a lungo ha duellato con Davide Formolo, Tony Gallopin e Mattia Cattaneo, prima di esultare sul podio situato a una manciata di metri dal duomo.

I rischi di Conti

Valerio Conti ha rischiato, nel corso di 185 chilometri intensissimi, di perdere la propria maglia rosa, ma alla fine è riuscito a conservarla con l’aiuto della UAE Emirates al gran completo. La squadra dell’assente Fabio Aru ha perso Fernando Gaviria - che si è ritirato per problemi a un ginocchio - ma è rimasta compatta nella difesa del primato, portando a termine la missione. Il primo terzo del Giro è volato fra la pioggia e il freddo, che hanno imperversato e reso arduo il compito degli atleti.

Finalmente il sole

Ieri la corsa è stata illuminata dal sole, come non accadeva dai primissimi chilometri, e la carovana ha tirato un sospiro di sollievo. Gruppo asciutto, ma con i primi sintomi di stanchezza. Più pimpanti e vogliosi ragazzi italiani, pronti a dare battaglia e ad accendere la corsa, tra fughe, allunghi e slanci velleitari. Il primo tentativo ha visto protagonisti Rojas, Gallopin, Bilbao, Izagirre, Agnoli, il trentino Cesare Benedetti, Schwarzmann, Honoré, Modolo, Carthy, Madouas, Plaza, Sbaragli, De Buyst, Van der Sande, Juul Jensen, Narvaez, Hindley e Gogl: la fuga prometteva sconquassi e, per poco, non ha provocato un clamoroso ribaltone. Conti ha visto sfumare per una questione di secondi la maglia rosa, che è finita virtualmente addosso allo spagnolo José Joaquin Rojas, poi se l’è ripresa a tutti gli effetti e l’ha portata fino al traguardo. Il romano ha dato prova di grinta e determinazione in una tappa mai banale, nemmeno per un metro.

«La situazione stava degenerando, pensavamo che sarebbe stata una tappa difficile, ma lo è stato anche più del previsto – ha detto la maglia rosa – Conti – La squadra è stata una famiglia, una cosa incredibile. Devo ringraziare tutti, sono stati eccezionali».

Oggi tappa da “imboscate”

I big sono rimasti a guardare, facendosi trainare dalle proprie squadre fino al traguardo, ma oggi dovranno tenere gli occhi bene aperti, perché ci saranno da valicare una decina di “muri” da Tortoreto Lido a Pesaro. Una tappa da imboscate li attende e non è detto che non ci scappi la sorpresa clamorosa. Il tutto alla vigilia di una crono che, senza Tom Dumoulin, sembra essere diventata - sulla carta - un affare a due tra Roglic e Simon Yates, con Vincenzo Nibali che sarà costretto a difendersi nell’attesa delle grandi sfide in alta quota. Lo “Squalo” affila i denti, ben consapevole di avere a disposizione una ghiotta occasione. E chissà che i ragazzi italiani non gli diano una mano.















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