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“Scuole dell’infanzia aperte a luglio, Bisesti fa demagogia elettorale a scapito delle insegnanti”

Assemblea organizzata da Flc Cgil, Cisl Scuola e Satos: “In alcuni istituti sono presenti solo tre o quattro bambini al giorno”



TRENTO. Le criticità della Scuola dell’infanzia sono stati i temi discussi stamattina nella prima delle due assemblee di un’ora delle insegnanti organizzate da Flc Cgil, Cisl Scuola e Satos. La prossima assemblea è in programma mercoledì mattina, 26 luglio.
Al margine dell’incontro non sono mancate manifestazioni di delusione e sconcerto per le ultime parole dell’assessore Bisesti secondo cui la scuola dell’infanzia “è un servizio pubblico pagato dai contribuenti, di lavoratori pubblici come lo sono tutti quelli che lavorano oggi negli uffici provinciali che sono aperti”, che fanno eco a quelle pronunciate a febbraio dal suo collega di partito, il consigliere leghista Roberto Paccher, il quale sosteneva che “è comodo stare a casa nel mese di luglio pagati senza lavorare”.


Parole che suonano ancor più gravi per il sindacato di via Muredei, perché a pronunciarle è l’assessore all’Istruzione; tradiscono scarsa fiducia e mancanza di rispetto nei confronti delle insegnanti e confermano una corrente di pensiero diffusa e dura da scalfire tra le file della Lega Nord. “Che l’Assessorato di Via Gilli viva una crisi d’identità è testimoniato anche da altre esternazioni nelle quali il focus sono le esigenze di “genitori che per gestire la giornata stanno facendo i tripli salti mortali”, “giovani coppie che non possono permettersi di mandare il figlio a mille euro con servizi esterni”, ma senza mai considerare nemmeno per un attimo le esigenze dei bambini in estate, che la scuola non è un servizio di conciliazione e che delle legittime esigenze dei genitori dovrebbe farsene carico la politica utilizzando le abbondanti risorse economiche di cui dispone – sottolinea il segretario provinciale Raffaele Meo e prosegue. “La scuola è un’istituzione con un mandato costituzionale chiaro che riguarda l’istruzione, l’inclusione, la cultura e le pari opportunità e come non ci stancheremo mai di ripetere, la scuola dell’infanzia è il primo gradino del sistema d’istruzione del nostro Paese. A Bolzano ne sono consapevoli e hanno preso subito le distanze dall’iniziativa trentina, mentre a livello nazionale il nostro segretario Maurizio Landini lancia iniziative importanti contro l’ipotesi di scuole aperte durante l’estate ventilata dal Ministro Valditara”.
E nel merito delle assemblee e delle loro modalità organizzative chiarisce: “Le assemblee rispondono ad esigenze di discussione e confronto di varia natura. Le affermazioni demagogiche dell’inquilino di Via Gilli, che ammonisce dicendo che “non si protesta sulla pelle delle famiglie” sono giunte in seguito alla lamentela di qualche genitore per l’indizione di assemblee sindacali nelle ultimissime settimane. Come FLC CGIL del Trentino, insieme a CISL Scuola e SATOS FGU, abbiamo organizzato due assemblee da remoto di un’ora l’una, in due giorni diversi, per consentire alle insegnanti di svolgere il servizio ma dar loro voce durante il presidio di quattro giorni che abbiamo organizzato da oggi a giovedì in concomitanza della discussione dell’assestamento di bilancio in Consiglio provinciale, sede in cui tra tutte le nostre richieste, il ripristino del calendario scolastico di dieci mesi per le scuole dell’infanzia spicca senz’altro tra le priorità.
Che le assemblee debbano essere indette nelle prime o nelle ultime ore di servizio è dettame contrattuale. “Per quanto riguarda il modo in cui si spendono i soldi dei contribuenti, tra cui rientrano anche le insegnanti delle scuole dell’infanzia, sarebbe interessante avere i dati della frequenza effettiva dei bambini nel mese di luglio, perché anche quest’anno, nonostante l’alto numero di iscrizioni dettato dalla gratuità dell’iniziativa, ci giungono segnalazioni di scuole in cui sono presenti solo tre o quattro bambini al giorno e continuiamo a sostenere che un’analisi più puntuale dei fabbisogni reali delle famiglie e delle aree in cui si concentrano queste esigenze, consentirebbe di organizzare un sistema di conciliazione più giusto per le insegnanti, più efficace per le famiglie e più economico per le casse della Provincia e le tasche dei contribuenti. In ultima analisi, crediamo che dopo quattro anni di mandato pieno, l’esigenza così forte di dare soddisfazione al proprio elettorato con operazioni di questa natura e dichiarazioni demagogiche come quelle di cui l’Assessore si è reso protagonista, restituisca la cifra della povertà di idee e di strategia messa in campo in materia d’istruzione”, conclude Meo.













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