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Lago di Garda, anguille e diossina: via alle nuove analisi

Il Veneto ha autorizzato la verifica, quella di sei anni fa aveva rilevato livelli alti 



LAGO DI GARDA. La Regione Veneto ha autorizzato le analisi su una campionatura di anguille per verificare il livello di intossicazione da diossina.

L’ultimo controllo risale a sei anni fa e purtroppo registrò una tasso troppo alto che ebbe come conseguenza sia il blocco dell’immissione di nuove anguille che quello della pesca.

Un danno economico notevole per il Lago di Garda costretto a rinunciare ad un pesce che faceva parte dei propri piatti storici e che tra l’altro compare anche nello stemma della città di Peschiera.

Come ci disse l’assessore Filippo Gavazzoni nell’intervista di qualche settimana fa, quello delle anguille del Garda è stato un destino sfortunato: con la costruzione della diga sul Mincio che risale agli anni sessanta, si bloccò progressivamente la loro naturale migrazione e di conseguenza la riproduzione, fino ad essere costretti a procedere con una immissione periodica.

Dal momento che le acque del Garda non sono inquinate, ad esserlo dev’essere stata una partita di anguille e da allora tutto si è bloccato.

“Per conoscere i risultati delle analisi – dice l’assessore Filippo Gavazzoni – dovremo aspettare qualche settimana, ma è positivo che la Regione Veneto abbia dato il via ai campionamenti e dal momento che la presenza della diossina va in diminuzione progressiva, siamo ottimisti. Come è positiva la “raccolta” delle anguille da parte del pescatore Michele Meritano che testimonia come le anguille siano ancora numerose, benchè non vengano immesse da anni.

In più la presenza di taglie piccole indica come le anguille siano riuscite a trovare comunque delle vie d’accesso al lago che sarebbe interessante individuare. In caso di riapertura della pesca direi che ci siano degli ottimi presupposti per la ripresa di un’attività molto importante per l’economia del Lago”.

Un contesto che permette di aver fiducia per l’esito delle analisi e che potrebbe permettere il ripresa di un’attività economica, ma anche dell’offerta gastronomica che era una caratteristica del passato del Lago di Garda. D.P.













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