Eugenio Barba e i 60 anni dell'Odin Teatret

(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 19 APR - "Se mi guardo indietro, non cambierei un singolo dettaglio. Tutte le decisioni che ho preso, tutti gli sbagli che ho fatto, ripeterei tutto. Però non ho realizzato un grande sogno: imparare a suonare il violino". Non perde la battuta Eugenio Barba, l'ultimo maestro teatrale d'Occidente, allievo di Jerzy Grotowsky, soprattutto fondatore di quel progetto unico di Teatro di ricerca multiculturale che è la compagnia dell'Odin Teatret. Nata a Oslo, in Norvegia, nel 1964, poi stabilitasi in Danimarca a Hostelbro, cresciuta facendo del training dell'attore il suo fulcro tra collaborazioni importanti anche con Jacques Lecoq, Dario Fo, Krejca, Luca Ronconi, il Living Theatre, il prossimo anno l'Odin compirà 60 anni e festeggia con un progetto lungo un anno, nato in collaborazione con il Teatro di Roma. "E' il segno che il teatro comincia a ripartire sul serio", commenta la commissaria straordinaria del TdR, Giovanna Marinelli. Si parte dunque il 20 maggio, alle Olimpiadi del teatro 2023 a Budapest, con la prima mondiale di Anastasis (Resurrezione), inno al potere dell'esistenza e omaggio all'arte, in cui Barba ha riunito 70 artisti della Scuola internazionale di antropologia teatrale fondata nel 1980. Il progetto prosegue poi nel 2024, al teatro India, con un mese diviso in due fasi dedicato al mito creativo e alla pratica pedagogica della compagnia (8-31 maggio). Si va dal debutto di Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa, evoluzione dello storico spettacolo firmato da Barba con il protagonista Lorenzo Gleijeses e Julia Valery, al calendario di masterclass, presentazioni e incontri. Nella seconda fase, l'evento celebrativo organizzato da un comitato scientifico, il ritorno de La casa del sordo. Capriccio su Goya del 2019 e la prima nazionale di Compassione. Tre panorami di speranza in primavere. "Mi sento come il figliol prodigo che torna a casa dopo 23 anni", sorride Barba, ricordando la collaborazione con Mario Martone. "Sento che riusciremo a ricreare lo stesso fermento - dice - In Scandinavia, si dice che una persona è morta perché 'era sazia di vita'. Ecco, io sono più che sazio. Ma quando la gente mi chiede perché continuo, mi viene in mente quando da ammiravo persone di grande valore che avevano un capitale: il prestigio. È sempre stata la mia ossessione riuscire a sfruttare al meglio il mio prestigio. Ovviamente, non per me". Tornando poi a quel primo "gruppo di attori" che si formò insieme a "persone rifiutate dall'Accademia, a chi aveva avuto problemi di tossicodipendenza o aveva creduto nella rivoluzione ed era rimasto ai margini", ripensa, "per noi, il teatro era un rifugio. Sono cresciuto tra i poveri del teatro, non i ricchi, tra quei gruppi che non hanno riconoscimenti e devono combattere". Oggi? "È il momento di far esplodere le cittadelle del teatro, perché questo è il bello oggi, che siamo un arcipelago", risponde. Anche se "il mondo è molto cambiato - aggiunge - e mi appare confuso per questa invasione della tecnologia che a volte toglie dignità. Mi fa molto dolore, ad esempio, vedere gli attori che recitano con il microfono. I giovani non sfidano più delle loro possibilità, non solo espressive ma spirituali". Ma di cosa il maestro è più soddisfatto in questi sessant'anni? "Se riesco a far collaborare la mano sinistra e la destra, chi ha e chi non ha - sorride - L'utilità dell'Odin Teatret, la sua vocazione, era unire le diversità nella nostra professione. La fatica? Fondamentale. Noi facevamo anche quattro, cinque ore di training. Non che gli attori poi fossero migliori, ma perché continuando esausti scoprimmo che arrivava un altro tipo di energia. Ecco, se l'Odin Teatret resiste ancora dopo tanti anni, forse è perché ci siamo abituati a lavorare stanchi". (ANSA).



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Eugenio Barba e i 60 anni dell'Odin Teatret

(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 19 APR - "Se mi guardo indietro, non cambierei un singolo dettaglio. Tutte le decisioni che ho preso, tutti gli sbagli che ho fatto, ripeterei tutto. Però non ho realizzato un grande sogno: imparare a suonare il violino". Non perde la battuta Eugenio Barba, l'ultimo maestro teatrale d'Occidente, allievo di Jerzy Grotowsky, soprattutto fondatore di quel progetto unico di Teatro di ricerca multiculturale che è la compagnia dell'Odin Teatret. Nata a Oslo, in Norvegia, nel 1964, poi stabilitasi in Danimarca a Hostelbro, cresciuta facendo del training dell'attore il suo fulcro tra collaborazioni importanti anche con Jacques Lecoq, Dario Fo, Krejca, Luca Ronconi, il Living Theatre, il prossimo anno l'Odin compirà 60 anni e festeggia con un progetto lungo un anno, nato in collaborazione con il Teatro di Roma. "E' il segno che il teatro comincia a ripartire sul serio", commenta la commissaria straordinaria del TdR, Giovanna Marinelli. Si parte dunque il 20 maggio, alle Olimpiadi del teatro 2023 a Budapest, con la prima mondiale di Anastasis (Resurrezione), inno al potere dell'esistenza e omaggio all'arte, in cui Barba ha riunito 70 artisti della Scuola internazionale di antropologia teatrale fondata nel 1980. Il progetto prosegue poi nel 2024, al teatro India, con un mese diviso in due fasi dedicato al mito creativo e alla pratica pedagogica della compagnia (8-31 maggio). Si va dal debutto di Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa, evoluzione dello storico spettacolo firmato da Barba con il protagonista Lorenzo Gleijeses e Julia Valery, al calendario di masterclass, presentazioni e incontri. Nella seconda fase, l'evento celebrativo organizzato da un comitato scientifico, il ritorno de La casa del sordo. Capriccio su Goya del 2019 e la prima nazionale di Compassione. Tre panorami di speranza in primavere. "Mi sento come il figliol prodigo che torna a casa dopo 23 anni", sorride Barba, ricordando la collaborazione con Mario Martone. "Sento che riusciremo a ricreare lo stesso fermento - dice - In Scandinavia, si dice che una persona è morta perché 'era sazia di vita'. Ecco, io sono più che sazio. Ma quando la gente mi chiede perché continuo, mi viene in mente quando da ammiravo persone di grande valore che avevano un capitale: il prestigio. È sempre stata la mia ossessione riuscire a sfruttare al meglio il mio prestigio. Ovviamente, non per me". Tornando poi a quel primo "gruppo di attori" che si formò insieme a "persone rifiutate dall'Accademia, a chi aveva avuto problemi di tossicodipendenza o aveva creduto nella rivoluzione ed era rimasto ai margini", ripensa, "per noi, il teatro era un rifugio. Sono cresciuto tra i poveri del teatro, non i ricchi, tra quei gruppi che non hanno riconoscimenti e devono combattere". Oggi? "È il momento di far esplodere le cittadelle del teatro, perché questo è il bello oggi, che siamo un arcipelago", risponde. Anche se "il mondo è molto cambiato - aggiunge - e mi appare confuso per questa invasione della tecnologia che a volte toglie dignità. Mi fa molto dolore, ad esempio, vedere gli attori che recitano con il microfono. I giovani non sfidano più delle loro possibilità, non solo espressive ma spirituali". Ma di cosa il maestro è più soddisfatto in questi sessant'anni? "Se riesco a far collaborare la mano sinistra e la destra, chi ha e chi non ha - sorride - L'utilità dell'Odin Teatret, la sua vocazione, era unire le diversità nella nostra professione. La fatica? Fondamentale. Noi facevamo anche quattro, cinque ore di training. Non che gli attori poi fossero migliori, ma perché continuando esausti scoprimmo che arrivava un altro tipo di energia. Ecco, se l'Odin Teatret resiste ancora dopo tanti anni, forse è perché ci siamo abituati a lavorare stanchi". (ANSA).

Bono al San Carlo di Napoli con "Stories of Surrender"

(ANSA) - ROMA, 18 APR - Bono porterà per la prima volta in Italia il suo spettacolo "Stories of Surrender" per un'unica tappa nel più antico teatro d'opera del mondo, il Teatro di San Carlo di Napoli, sabato 13 maggio. Bono sarà affiancato dalle musiciste Gemma Doherty (arpa, tastiera, voce) e Kate Ellis (violoncello, tastiera, voce), oltre che dal direttore musicale Jacknife Lee. Lo spettacolo sarà filmato e il pubblico sarà incoraggiato a celebrare gli ambienti storici di questo leggendario teatro d'opera con l'invito a indossare abiti formali per questa serata unica di "parole, musica e un po' di follia...". L'annuncio arriva in concomitanza con il ritorno di Bono al Beacon Theatre di New York per 11 spettacoli che fanno seguito al grande successo riscosso l'anno scorso in Europa e in Nord America di "Stories of Surrender", uno spettacolo che mostra il ruolo di Bono come band leader e attivista, nonché le notevoli vite che si sono intrecciate con la sua. "Stories of Surrender" è diretto da Willie Williams e segna l'uscita di "Surrender: 40 Songs, One Story", il libro di memorie best-seller del New York Times e del Sunday Times di Bono - artista, attivista e cantante degli U2. Il libro di memorie vede uno degli artisti più iconici del mondo scrivere per la prima volta su cosa e chi lo ha portato al successo, rivelando allo stesso tempo la sua "...insicurezza infantile, che è la tua unica sicurezza" come artista, e la fede che lo sostiene. I biglietti saranno in vendita a partire dal 21 aprile alle 10 (ANSA).

Un inedito di Ezio Bosso in uscita in digitale il 12 maggio

(ANSA) - ROMA, 17 APR - Una composizione di Ezio Bosso per pianoforte, violino e violoncello scritta e registrata tra Londra e Roma nel 2001 verrà pubblicata in formato digitale il 12 maggio da Buxus Records, l'etichetta della famiglia del musicista che sta curando la pubblicazione dei lavori del maestro e degli amici che gli erano legati. Il brano, intitolato ''No man's land'', dura quattro minuti e mezzo e venne eseguito dal vivo tra il 2006 e il 2008 nel periodo londinese di Bosso, il più prolifico a livello compositivo. A scoprire l'inedito è stato il nipote Tommaso Bosso, incaricato di mettere ordine nel materiale pubblicato e ancora nascosto del compositore torinese morto nel 2020. ''E' la sua prima composizione in assoluto per piano trio, la prima da lui suonata al pianoforte all' inizio della sua carriera di 'pianista all' occorrenza', come lui scherzando la definiva - dice all'ANSA il giovane curatore dell' archivio -. Lavorando con l' obiettivo di preservare e mantenere il repertorio registrato o mai suonato di Ezio, tra il materiale già pubblicato sono spuntati anche gli inediti. Già nel 2021 fu trovato il primo. A settembre abbiamo pubblicato un album e nella seconda metà del 2023 ne uscirà un altro con brani per formazioni varie mai suonati o registrati''. Che cosa dice di Ezio Bosso questa nuova traccia? ''Ci mostra il compositore puro, nudo e crudo che conosciamo. E' il pezzo di inizio degli altri suoi brani più famosi come Rain, Clouds e Thunders, legati alla scrittura per piano trio che lui ha portato in giro tantissimo nella prima decade degli anni Duemila. E' stata una scoperta emozionante, Non ci credevo''. Bosso aveva tenuto nel cassetto ''No man's land'' per alcuni anni prima di tirarlo fuori tra il 2006 e il 2008, quando ha avuto un vero e proprio exploit sia per la scrittura sia per la registrazione delle sue composizioni. ''A noi - aggiunge Tommaso Bosso - piacerebbe molto farlo eseguire dai musicisti di Ezio. E' già stato suonato dal vivo in quel periodo ma questa è la prima volta dal punto di vista discografico. Come segno di prosecuzione, mi piacerebbe tantissimo coinvolgere pianisti giovani sia per questo brano sia per portare avanti il repertorio di Ezio. Mi viene in mente un ragazzo che era anche amato da Ezio, Francesco Mazzonetto di cui alla fine di giugno cureremo la pubblicazione del secondo disco''. A fondare la Buxus Records fu proprio Ezio Bosso ma l'esperimento non funzionò. Dopo la sua morte la famiglia ha ripreso in mano il progetto per richiamare l' attenzione sui suoi brani editi e inediti e sulla produzione degli artisti di cui si circondava. All' inizio dello scorso marzo è uscito il primo album Heels Belles, l'album di debutto di D4rkie Quartet, capitanato dalla flautista e direttrice d'orchestra Silvia Catasta, storica collaboratrice di Ezio, l' unica alla quale permetteva di mettere le mani nel suo repertorio. Al disco, in cui suonano Silvia Mangiarotti (viola), Adriana Ester Gallo (violino) e Yuriko Mikami (violoncello), collaborano anche il bassista Saturnino e Alessio Bertalot. (ANSA).

Neri Marcorè, la televisione è stata la mia fortuna

di Francesco Gallo (ANSA) - ROMA, 16 APR - "La tv è stata la mia fortuna e, a differenza di tanti altri colleghi, è stato un punto di partenza non di arrivo. Sono infatti diventato professionista proprio per essere stato scelto in un programma tv, ovvero a RICOMINCIO DA DUE nel Novanta dopo essere stato a STASERA MI BUTTO. Insomma grazie alla tv e alla forza che specie allora ti dava questo mezzo ho deciso cosa fare". Parola di Neri Marcorè attore, doppiatore, imitatore, conduttore tv e radiofonico cinquantaseienne. Da allora è cambiato qualcosa? "A distanza di anni confesso che la tv non è più il mio brodo anche se continuo a farla, conduco su Rai Cinque ART NIGHT, programma di nicchia, un po' il cugino di PER UN PUGNO DI LIBRI". Perché tanti programmi culturali? "Non mi piacciono i programmi che non sanno di niente - spiega - e per questo ho fatto sempre cose culturali, ma ho partecipato anche a tanti programmi comici come L'OTTAVO NANO o PIPPO CHENNEDY SHOW. Ed è proprio quest'ultima tv che mi ha regalato la popolarità". E poi ci sono le serie? "Questo è un discorso diverso. Ne ho fatte tante come TUTTI PAZZI PER AMORE, QUESTO NOSTRO AMORE e PAPA LUCIANI, serie tv che fanno numeri in genere molto più importanti dello stesso cinema". Come è nata la presenza in QUANDO, ultimo film di Walter Veltroni? "È tratto dal suo romanzo omonimo che avevo letto in barca durante una traversata atlantica. Appena a terra ho chiamato Veltroni dicendogli che mi era piaciuto molto e che ci si poteva fare un film. E lui mi ha subito detto che lo stava già facendo e mi avrebbe coinvolto. In QUANDO sono Giovanni, un uomo di sinistra che si risveglia dopo 31 anni di coma dopo essere stato colpito in testa durante i funerali di Berlinguer. Ho dovuto interpretare un uomo con più di cinquant'anni che intellettivamente ne aveva diciotto. L'Italia è cambiata tantissimo dal 1984 al 2015 per cui la sfida era confrontarsi con questo mondo in continua evoluzione senza far sentire il peso della nostalgia. Quando si sveglia, è ovvio, trova un mondo completamente diverso, però, ci tengo a dirlo, non è un film nostalgico, ma casomai sulla speranza, sulla modernità". Che rapporto ha avuto con la politica? "Anche con mio padre si parlava di Berlinguer, ma in provincia è arrivato tutto in modo più leggero. Nel bene e nel male non abbiamo sentito minimamente gli anni di piombo. A quell'epoca poi erano tutti dei giganti, c'erano Berlinguer, c'era Moro, c'era insomma una classe politica con cui potevi non andare d'accordo, ma non mettevi mai in discussione in quanto a preparazione". È vero che è passato alla regia? "Sì é vero, ho fatto la mia prima regia di un film che uscirà in autunno. Si chiama ZAMORA ed è tratto dal romanzo omonimo di Roberto Perrone ambientato negli anni 60 a Milano. È la storia del trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi), un ragioniere che ama condurre una vita senza sorprese e che lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e si ritrova catapultato in un'azienda avveniristica di Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto". Nel frattempo Neri Marcorè, che ha mille risorse, è a teatro dove torna a confrontarsi con Fabrizio De André in un nuovo spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico "La buona novella", album pubblicato dall'autore nel 1969. Poi dal 24 al 29 aprile sarà al fianco di Giancarlo Giannini nella giuria del Montecarlo film festival, con Richard Anconina e Nathalie Poza. A settembre riceverà il premio Comunicazione della edizione del Festival della comunicazione di Camogli (7-10 settembre) dove porterà in scena il suo spettacolo "Gaber: monologhi e canzoni". (ANSA).

Opera Roma, Glauco Mauri voce recitante in Manfred

(ANSA) - ROMA, 15 APR - Debutto d' eccezione al Teatro dell' Opera di Roma per Glauco Mauri, il grande attore e regista che alla bella età di 93 anni il 20 aprile sarà il protagonista come voce recitante di Manfred, il poema drammatico di Robert Schumann. Sul podio il direttore musicale della fondazione capitolina Michele Mariotti, che affronta per la prima volta uno dei capolavori della musica tedesca tratto da George Byron. Il coro del Teatro dell' Opera è istruito da Ciro Visco. Glauco Mauri, dopo una lunga carriera di successi tra teatro, prosa televisiva e radiofonica, cinema, interpreta per la prima volta il più romantico dei personaggi byroniani. ''Manfred è un antieroe che, sconfitto dalle sue colpe, compie un percorso ascetico di allontanamento dal mondo terreno - spiega Mariotti -. Altro elemento fondamentale è lo stretto rapporto tra musica e parola, che acquisisce senso drammaturgico: il Manfred evidenzia l'esigenza di Schumann di creare una composizione molto vicina all'opera, proprio nel momento storico di maggiore espansione del sinfonismo''. Il poema fu scritto nel 1816, quando Lord Byron aveva 28 anni e aveva da poco dovuto lasciare l'Inghilterra, a causa di una presunta relazione incestuosa con la sorellastra Augusta Leigh, voce che non trovò mai conferma. Il personaggio può essere considerato come un'idealizzazione dello stesso autore: maledetto, portatore di rovina, privo di pace, alla ricerca di una morte che non trova. Schumann scrisse la composizione tra il 1848 e il 1851, eseguita per la prima volta il 13 giugno 1852 a Weimar con la direzione di Franz Liszt. Il musicista non ascoltò mai il suo capolavoro: mentre con la moglie Clara era in viaggio verso la città fu costretto a rinunciare travolto dai tormenti che lo avrebbero portato alla pazzia. Al Teatro dell'Opera di Roma l'unico precedente di Manfred risale al 1966 con la regia di Mauro Bolognini, le scene e i costumi di Pier Luigi Samaritani, Piero Bellugi come direttore ed Enrico Maria Salerno voce recitante. (ANSA).

Chiara Mastroianni madrina del Festival di Cannes

(ANSA) - PARIGI, 14 APR - Chiara Mastroianni è stata designata come madrina della 76/a edizione del Festival di Cannes, che quest'anno vede tre film italiani nella competizione ufficiale in gara per la Palma d'oro: Il Sol dell'avvenire di Nanni Moretti, La Chimera di Alice Rohrwacher e Rapito di Marco Bellocchio. L'attrice figlia di Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni presenterà la cerimonia di apertura il 16 maggio come anche la cerimonia di chiusura il 27 maggio, hanno precisato gli organizzatori della Croisette. Chiara Mastroianni, 50 anni, succede a Virginie Efira che era stata 'maitresse de ceremonie' nell'edizione dello scorso anno. (ANSA).

Premio Montecatini di giornalismo ad Alan Friedman

(ANSA) - ROMA, 13 APR - Assegnato al giornalista statunitense Alan Friedman per 'Il prezzo del futuro', il premio Montecatini di giornalismo. La cerimonia di consegna è in programma il 15 aprile allo stabilimento termale Tettuccio di Montecatini (Pistoia), quando sarà anche proclamato il vincitore del 13/o premio Cerruglio, il concorso letterario di saggistica d'attualità organizzato dalla sezione di Lucca dell'Unuci, nell'ambito del Boofest. Per il Cerruglio i titoli finalisti, resi noto oggi, sono: 'E' la guerra, bellezza' a cura di Luciano Tirinnanzi (Paesi Edizioni), 'La danza delle ombre' di Guido Olimpio (La nave di Teseo), 'Ucraina' di Alessandro Orsini (PaperFirst), 'Ucraina-Russia' di Alessandro Gentili, Antonio Li Gobbi, Vincenzo Santo e Antonio Venci (Artestampa), 'Un giorno senza fine' di Annalisa Camilli (Ponte alle Grazie). (ANSA).

Bufera su Mengoni per spiaggia sarda, sindaco infuriato

(ANSA) - CAGLIARI, 12 APR - E' bufera in Sardegna sulle parole di Marco Mengoni in un'intervista rilasciata a Radio Zeta (del gruppo Rtl 102.5) sul video che accompagna "Due Vite", il singolo con il quale il cantante ha vinto il Festival di Sanremo 2023. Raccontando alcune fasi del back stage Mengoni ha fatto riferimento alla giornata piovosa e ventosa nel giorno delle riprese a Piscinas, una delle spiagge più belle della costa sud occidentale della Sardegna. "Per il video andava benissimo, per la mia sinusite un po' meno, infatti mi sono preso un raffreddore. Una giornata piovosa che ha comportato alcuni problemi - ricostruisce l'Unione Sarda sulla base dell'intervista - Prima di arrivare sulle dune abbiamo attraversato una specie di giungla, poi un lago dove la jeep si è fermata. Siamo scesi e obbligati a percorrere un tratto a piedi nel fango. Per le riprese c'è voluto un pomeriggio intero". Parole che hanno fatto infuriare il sindaco di Arbus, il comune nel quale ricade il litorale di Piscinas, noto per le sue particolari dune di sabbia dorata. "Inutile girarci intorno, non siamo più disposti a conferire la cittadinanza onoraria a chi scambia per una giungla la perla della nostra Costa Verde: Piscinas - dice al quotidiano il primo cittadino Paolo Salis - A questo punto quali particolari meriti può avere un cantante perché venga considerato nostro concittadino? L'idea di conferire la cittadinanza onoraria è nata come segno di ringraziamento per aver scelto Piscinas e contribuito alla visibilità e promozione del territorio. Ci siamo subito attivati per approvare il regolamento sul conferimento delle onorificenze. La prima sarebbe stata per Mengoni. È tutto pronto, manca solo la data. Ora l'iter è bloccato, non esistono più le condizioni". (ANSA).

David Crosby'è morto di Covid',la rivelazione di Graham Nash

(ANSA) - ROMA, 10 APR - David Crosby, il leggendario musicista rock americano scomparso a 81 anni lo scorso 19 gennaio, è morto dopo aver contratto il Covid. Lo ha rivelato l'amico e collega Graham Nash, in un'intervista per il podcast 'Kyle Meredith With…'. Nash ha raccontato che il suo ex compagno nello storico gruppo Crosby, Stills, Nash & Young stava provando un suo spettacolo a Los Angeles quando è risultato positivo al virus per la seconda volta. "Dopo tre giorni di prove si sentiva male. Aveva già avuto il Covid e lo aveva contratto di nuovo. E così è andato a casa dicendo che avrebbe fatto un pisolino, e non si è più svegliato. Ma è morto nel suo letto, ed è fantastico", ha spiegato Nash. Al momento della scomparsa la moglie aveva dichiarato che Crosby era morto dopo "una lunga malattia". Il musicista aveva affrontato molteplici, gravi problemi di salute nel corso degli anni, tra i quali diabete, problemi cardiaci e diversi trapianti di fegato. "In verità ci saremmo aspettati che David morisse vent'anni fa", ha spiegato Nash nel podcast. "Il fatto che sia arrivato a 81 anni è stato sorprendente... Ma è stato uno shock, una specie di terremoto". (ANSA).

Sangiuliano, ovunque massiccia presenza di turisti nei musei

(ANSA) - ROMA, 09 APR - "I musei sono la geografia della nostra nazione, il luogo della nostra identità dove ritroviamo la storia del popolo italiano. Mi giungono segnali su massicce presenze ovunque, molti turisti stranieri ma anche tanti italiani. Questo è un dato incoraggiante. Lavoriamo per migliorare siti e strutture". Lo ha dichiarato il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, che, accompagnato dalla direttrice Flaminia Gennari Santori, oggi a Roma ha visitato Palazzo Barberini, una delle sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, dove sono in corso le mostre "L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini" e "Orazio Gentileschi e l'immagine di san Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma". (ANSA).









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