Rossi agli albergatori: «La tassa si farà»

Ma gli operatori, con in testa Libardi e Bort, sono contrari: non è il momento di nuovi balzelli, se ne pagano già troppi


di Roberto Colletti


TRENTO. Imposta di soggiorno, si torna in campo. È la terza volta che gli schieramenti pro e contro la “tassa” sul turismo espongono il tradizionale armamentario di ragioni e lamentele. Negli anni scorsi Tiziano Mellarini con la benedizione di Dellai aveva provato a vararla due volte. Una volta addirittura, nel 2007, era riuscito ad introdurla nella finanziaria, ma senza riuscire ad applicarla. Ora tocca al suo successore Michele Dallapiccola, con la benedizione di Rossi, annunciare che l'imposta di soggiorno, che pagherà il turista (non più la tassa di scopo che sarebbe stata a carico dell'impresa), stavolta si farà.

«Neanche per sogno, siamo contrari», replicano in un lungo comunicato congiunto gli albergatori guidati da Luca Libardi dell'Asat e Gianni Bort dell'Unat «con questa crisi non è il momento e di tasse se ne pagano già fin troppe». Vi ci abituerete, risponde a stretto giro il presidente Rossi: «La nostra intenzione è di accelerarne l'applicazione approvando una legge quest'anno per avere il primo gettito nel 2015». E se qualche consigliere, come il suo collega di partito Luca Giuliani, è perplesso e non ne capisce la necessità e l'urgenza, «qualcuno glielo spiegherà». Muro contro muro, dunque, e già si aprono le scommesse sull'esito finale.

L'obiettivo dell'imposta è ovvio: raccogliere una cifra attorno ai 10 milioni di euro per ridurre il peso dei 30 milioni di euro e più sino ad oggi spesi per promozione e funzionamento delle Apt. In linea di principio non sono soldi sprecati posto che, lo ha ricordato l'altro ieri l'assessore Dallapiccola nel corso dell'audizione alla seconda commissione del consiglio provinciale, il turismo contribuisce con il 15% alla formazione del Pil provinciale, generando qualcosa come 2,5-3 miliardi di euro di fatturato.

Il problema, invece, è che agli albergatori non piace l'idea di fare gli esattori per conto della Provincia, temendo che l'ipotizzato euro al giorno da far pagare all'ospite, li renda meno concorrenziali. Obiezione debole: una volta, quando l'imposta era stata abolita in quasi tutt'Italia, la ragione poteva avere un suo peso; oggi, con il suo diffuso ripristino, non è più così. La concorrenzialità sta da un'altra parte.

Il punto, piuttosto, è che Asat ed Unat hanno sul tavolo con Dallapiccola un pacchetto di temi ben più consistente che, a partire dallo “scorporo” di Trentino Marketing da Trentino Sviluppo (operazione su cui lo stesso assessore conviene), passa per la riorganizzazione dell'intero apparato della promozione turistica e della gestione dei suoi cospicui fondi, fino alla ridefinizione delle quattordici Apt da far coincidere - questo l'orientamento della giunta - con le quindici Comunità di valle. Insomma, è in gioco la seconda riforma del turismo dopo quella di Mellarini che aggiornò, senza grandi risultati, la legge 8 del 2002. Tanto che oggi, lamentano gli albergatori, quell'impianto è appesantito da sovrapposizioni di iniziative e snaturato dall'utilizzo improprio delle risorse.

«La riforma tuttavia» scrivono i presidenti Libardi e Bort «non passa attraverso la semplice revisione degli ambiti né, tanto meno, attraverso l’imposizione di una tassa mascherata sotto la forma di card di servizi all’ospite il cui scopo, nella mente dei proponenti, è di garantirsi risorse finanziarie senza fatica per proseguire in tranquillità la gestione dell’esistente apparato burocratico, al di fuori di qualsiasi controllo di efficienza ed efficacia delle risorse pubbliche e private a disposizione».

Al rifiuto dell'imposta, inoltre, si aggiunge anche la resistenza a coprire parzialmente i costi della card dei servizi, immaginata come una sorta di corrispettivo per l'imposta di soggiorno da proporre all'ospite: ti faccio pagare un euro al giorno, ma in cambio ti offro un “buono” per i trasporti, i musei, i parchi e quant'altro le Apt riusciranno ad immaginare. Bella idea, adottata da molte zone turistiche in tutt'Europa. Ma anche in questo caso, dopo la sperimentazione gratuita dello scorso anno, ora la Provincia chiede un contributo ai privati.

La battaglia, insomma, si è appena riaperta. Con un'osservazione: rispetto ai tentativi falliti di Dellai-Mellarini, che proposero l'imposta sempre nell'ultimo anno di legislatura, stavolta la coppia Rossi-Dallapiccola ha davanti a sé cinque anni per far digerire la pillola. Vedremo chi la spunterà.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano