Licenziati per loro “colpa” hanno diritto al sussidio  

La sentenza. Alcuni lavoratori della Mak Costruzioni erano stati allontanati per motivi disciplinari. La Provincia ha negato il reddito di garanzia. Ma il giudice ha dato loro ragione


Luca Petermaier


Trento. Anche i lavoratori che rimangono senza stipendio in quanto licenziati per motivi disciplinari hanno diritto a ricevere il reddito di garanzia. Insomma, le malefatte (piccole o grandi che siano) commesse sul lavoro non inficiano il diritto a ricevere un sostegno economico pubblico.

La decisione è stata presa dalla Corte d’appello di Trento che ha così dato ragione ad alcuni lavoratori della Mak Costruzioni, assistiti dall’Usb di Trento.

La vicenda è presto detta. Nel 2016 i lavoratori in questione vengono licenziati, appunto dalla Mak Costruzioni, dopo una lunga vertenza sindacale, con la motivazioni della sommatoria di provvedimenti disciplinari culminata un accordo transattivo avanti al tribunale di Trento.

I lavoratori hanno presentano domanda di Naspi, riconosciuta dall’Inps, e a seguito della maturazione del diritto anche domanda alla Provincia (Apapi) per avere il reddito di garanzia. L’Apapi, però, respinge la domanda con la motivazione che si trattava di licenziamenti disciplinari e non di licenziamenti oggettivi: quindi, come a dire, imputabili alle condotte del lavoratore. Dunque, niente reddito. Perchè, allora, lo Stato ha riconosciuto la Naspi? Basandosi (anche) su questo assunto, i lavoratori - assistiti dal sindacato di base - ritenendo leso un diritto nel maggio 2017 hanno intentato causa avanti il giudice del lavoro di Trento (Michele Maria Benini) il quale con sentenza numero 123 del 2018 ha dato ragione alla Provincia Autonoma di Trento.

I lavoratori e il sindacato non si sono però dati per vinti e hanno presentato appello al Tribunale di Trento ritenendo che sussista il diritto al reddito di garanzia nelle stese modalità previste per la Naspi .

Con sentenza depositata il 14 marzo scorso la Corte di Appello di Trento ha ribaltato la sentenza di primo grado riconoscendo ai lavoratori il “pagamento del reddito di garanzia automatico” oltre a condannare la Provincia al pagamento delle spese.

«Una sentenza importante - commenta Usb - che non solo parifica i diritti fra reddito di garanzia e Naspi per i lavoratori ma, che a nostro avviso apre, anche la questione delle assunzioni nel protettone. Speriamo che la Provincia si adegui alla sentenza e riconosca ai lavoratori quanto dovuto senza accanirsi verso di loro».













Scuola & Ricerca

In primo piano