La Camera a Rossi: «Siamo noi la casa dell'economia»

Il presidente della Provincia incontra la giunta dell’ente Bort: ecco come rilanciare il nostro ruolo di rappresentanza


di Roberto Colletti


TRENTO. Essere il luogo di rappresentanza generale delle imprese ed in questa veste diventare l'interlocutore della politica. È la proposta che la Camera di commercio ha esposto ad Ugo Rossi nell'incontro che il presidente della Provincia, assieme all'assessore all'industria Olivi, ieri sera hanno avuto con la giunta di via Calepina. Un rilancio del ruolo dell'ente economico immaginato, a parole, più volte, ma che sempre è stato vanificato dall'abitudine degli imprenditori a rivolgersi al potere ed agli assessori direttamente, ogni singola associazione per sé. Del resto, finché ci sono stati soldi, la faccenda ha funzionato con soddisfazione dei questuanti e degli elargitori di leggi e contributi. Oggi che i soldi non sono più così tanti (ma ce sono ancora) s'avverte da parte politica la necessità di razionalizzare il flusso delle erogazioni e dall'altra l'opportunità di rafforzare il proprio potere contrattuale organizzando meglio la “domanda” di efficaci politiche economiche.

Rossi in più d'una occasione ha detto che la Camera dovrebbe essere l'interfaccia della giunta provinciale sulle grandi questioni che riguardano il sistema produttivo. Via Calepina ha preso buona nota di questa apertura, consapevole, però, della propensione delle categorie che siedono nel suo consiglio a cercare, finché si trovano, canali privilegiati per interloquire con piazza Dante. Se si vorrà veramente instaurare un dialogo con nuovi contenuti tra i due enti, sarà anche (forse soprattutto, visto che tiene i cordoni della borsa) la giunta provinciale che dovrà inaugurare questa strada, sostituendo un vero confronto istituzionale alla trattiva tra singole categorie e gli assessori di riferimento, almeno quando si tratta di questioni d'ordine generale. Non sarà semplice, vuoi perché tra categorie c'è concorrenza e vuoi perché un bel po' di concorrenza c'è anche tra i campioni della politica. Ma il problema è sul tavolo. E ieri Gianni Bort, magari con una certa timidezza, lo ha ricordato, rilanciando il progetto di nuovi rapporti istituzionali. Per ora Rossi ha risposto con l'idea di un incontro trimestrale «per parlare d'economia». Non è una rivoluzione, ma vedremo se si farà.

Intanto ci sono questioni urgenti da sistemare. Le risorse future del bilancio camerale, anzitutto. Se oggi i conti pareggiano su 16,5 milioni, nel 2017 il progressivo dimezzamento dei diritti camerali deciso da Renzi ridurrà le entrare di 4,8 milioni rendendo critico, «a parità di funzioni» come rilevato da Bort, il mantenimento di una struttura di circa 120 dipendenti. Le alternative non sono molte: o si rafforzano le funzioni delegate dalla Provincia alla Camera con relativi finanziamenti, oppure parte del personale dovrà essere trasferito alla Regione. Ipotesi, per ora, solamente di scuola, ma il nodo delle risorse esiste. E non basta, per quanto utile, la decisione già presa dalla Regione di mantenere inalterato in termini assoluti il finanziamento pubblico alle Camere di Trento e Bolzano destinato, essendo pari al 20% dei diritti riscossi, a ridursi assieme alle base di calcolo.

In ogni caso via Calepina ha messo a disposizione la sua struttura per rilanciare la collaborazione con la Provincia: dal suo ufficio studi all'Accademia d'impresa che potrà essere impegnata nella formazione di professionalità capaci di valorizzare le produzioni trentine, dall'assistenza delle piccole e medie aziende nel dialogo, per ora insufficiente, con la pubblica amministrazione sempre più digitalizzata. E per la costituzione di un tavolo unico per la valorizzazione del settore vitivinicolo, attività oggi frammentata tra più soggetti. Rossi ha manifestato interesse e disponibilità. Se dalle parole si passasse ai fatti, sarebbe la novità.













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