LAVORO

I disoccupati ora devono tenere il diario

Servirà a dimostrare al Centro per l’impiego gli sforzi per trovare un lavoro: chi non si attiva può perdere il sussidio


di Chiara Bert


TRENTO. Si chiama «Diario di attivazione». In molti Paesi europei, dalla Germania all’Inghilterra alla Svizzera, è una prassi consolidata per i disoccupati. In Italia il Trentino arriva per primo a sperimentare questo strumento pensato come buona pratica, per favorire il reinserimento lavorativo e, nel caso dei lavoratori che percepiscono un sussidio pubblico, per rafforzare quel «principio di condizionalità» che la giunta provinciale ha appena introdotto per i lavori socialmente utili offerti dagli enti pubblici (vedi Trentino di ieri, ndr): io Stato (o Provincia) ti sostengo economicamente se perdi il lavoro, tu lavoratore dimostri di essere realmente impegnato a trovare una nuova occupazione.

Nel diario il disoccupato segnerà curriculum inviati, colloqui di lavoro sostenuti, corsi di formazione a cui ha partecipato, agenzie a cui si è iscritto per trovare un impiego. «Tenere traccia di quanto si è fatto è utile sia per il lavoratore che per il Centro per l’impiego - spiega Mauro Ghirotti, direttore dell’Ufficio orientamento professionale servizi per l’impiego - per rivedere e rendere eventualmente più efficaci le modalità di ricerca di un lavoro con l’aiuto di un operatore». Il diario viene proposto a tutti i disoccupati, che percepiscano o meno un ammortizzatore sociale. Nel secondo caso, il «diario» viene fornito al primo colloquio, al Centro per l’impiego, che dopo un certo numero di mesi, in prossimità della fine del sussidio - se la persona non ha ricevuto offerte di lavoro - ne verificherà l’utilizzo. «Se non lo ha fatto - spiega Ghirotti - si stipula un nuovo piano di azione individuale che fisserà un tempo entro cui il lavoratore dovrà dimostrare di essersi attivato». In caso di inadempienza, si potrà arrivare a non concedere il reddito di attivazione che è la prosecuzione (a carico della Provincia) dell’Aspi statale. «Speriamo che non si arrivi a questo», chiarisce Ghirotti, «siamo consapevoli che oggi le occasioni di lavoro sono poche e il principio di condizionalità va applicato con rigore ma allo stesso tempo con ragionevolezza. Il patto è che la Provincia mette risorse per garantire ammortizzatori sociali più generosi in cambio di un impegno del lavoratore ad attivarsi».

Non accetti il lavoro socialmente utile? Perdi il sussidio

«Al di là dei lavori socialmente utili - ricorda Franco Ianeselli (Cgil) - la condizionalità è un principio che già si applica in base alla legge Fornero del 2012. Per i disoccupati che non aderiscono o interrompono i percorsi di riqualificazione scatta la perdita del sussidio di disoccupazione. Succede già oggi, per chi, senza giustificate ragioni, smette per esempio di frequentare un corso». Sulla novità varata dalla giunta per i lavori socialmente utili il giudizio della Cgil è positivo: «C’è un vantaggio economico per i lavoratori che possono svolgere un’occupazione e integrano la loro indennità di disoccupazione. Ora si tratta di stimolare i Comuni perché aumentino queste opportunità, finora sono stati pochi. Il blocco delle assunzioni dovrebbe indurli a muoversi in questa direzione». Dal sindacato arriva però anche la richiesta di un impegno molto forte sulle politiche attive: «I lavori socialmente utili sono uno strumento - osserva Ianeselli - ma è importante che chi si ritrova disoccupato trovi occasioni vere di lavoro. Per farlo servono formazione, corsi di riqualificazione, mobilità all’estero». Sul tavolo Provincia-parti sociali anche il dossier «Progettone»: lunedì l’assessore Olivi aveva annunciato novità a breve per ampliare la platea dei beneficiari riducendo l’orario di lavoro. I sindacati mettono i paletti: potrà valere per i nuovi ingressi, non per chi è già inserito.













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