Calano i fallimenti, si vede la luce 

Nel giro di un anno le aziende che hanno dovuto chiudere per debiti sono diminuite del 25%: da quasi 100 a 72



TRENTO. Brusca frenata per i fallimenti nel circondario del Tribunale di Trento. Per la prima volta a partire dal 2013, i crack imprenditoriali sono tornati a calare ben al di sotto della fatidica soglia di 100, che era stata toccata per due anni di seguito, nel 2015 e 2016. Nel 2017, i fallimenti dichiarati sono stati 72, contro i 97 del 2016 e i 100 del 2015, ma anche molti di meno rispetto agli 86 del 2013. Per trovare un numero più basso di fallimenti bisogna risalire al 2013, quando furono 55, in linea con gli anni precedenti. Il fatto che questo numero stia diminuendo è un ottimo segnale per l’economia nel suo complesso, anche se resta molto più alto al livello fisiologico di Trento, che prima della crisi economica e fino al 2009 era intorno ai 30 fallimenti all’anno per salire subito dopo a quota 50. I 72 fallimenti del 2017, quindi sono un’ottima notizia se paragonati agli anni immediatamente precedenti perché dicono che falliscono il 25% di imprese in meno. Ma sono anche il segnale che ancora non tutto va come dovrebbe. Infatti i fallimenti sono ancora il doppio rispetto al livello prima della crisi. Segno che l’economia ancora soffre. E non poco. Ci sono ancora molte imprese che non ce la fanno a rientrare dai debiti e devono portare i libri in Tribunale. Questa vale ancora di più se si tiene conto che, oltre ai 72 fallimenti, nel 2017, sono stati registrati anche 10 concordati, anch’essi in netta diminuzione rispetto ai 16 e 15 concordati del 2016 e del 2015. Un taglio di un terzo circa che conferma come la situazione stia migliorando.

Andando a guardare i singoli settori, si vede come ci siano anche delle sorprese. Amare. Il settore che fa registrare il numero maggiore di imprese defunte è sempre quello delle costruzioni. Ma accanto ad esso ci sono anche imprese che operano nel commercio, nella ristorazione, nella trasformazione di prodotti agricoli e anche nella panificazione con una catena storica che ha dovuto chiudere i battenti anche nel 2017. Sono ancora scorie della crisi. Resta da vedere se sono le ultime. Sicuramente il fallimento più consistente è stato quello della Leali Steel, la società proprietaria delle Acciaierie di Borgo Valsugana che è stata dichiarata fallita in luglio. Lo stabilimento è stato ceduto alle Acciaierie Venete e non ci sono state grosse ripercussioni, per fortuna, dal punto di vista occupazionale. Tra i fallimenti di rilievo anche quello della Trento Pack, azienda specializzata nel confezionamento e imballaggio all’inizio dell’anno. Tra i nomi noti anche quello del Panificio Maffioletti, della Open viaggi vacanze, di Asteria multimedia. Ma, come detto, è l’edilizia, che si porta dietro l’immobiliare, il settore più a rischio. In questo settore nel 2017 si sono registrati i fallimenti di imprese come kla Uno costruzioni, la Game costruzioni, la Class immobiliare, l’Edile Atesina, l’Edil B snc, la M& G Ponteggi, l’Edilstone, la Valsugana Costruzioni, la Costruzioni strutture trentine, l’Editel srl, la Petrick srl, la Teknocostruzioni. Come si vede una lista che dimostra come l’edilizia e l’immobiliare si stanno leccando ancora le ferite e continueranno a farlo ancora a lungo. Anche se la speranza è che diminuzione dei fallimenti allenti la pressione anche sul mondo del credito che è stato a lungo in difficoltà proprio a causa delle sofferenze dovute ai crediti non restituiti dalle imprese edili e dalle immobiliari. La speranza è che questo calo del 25% dei fallimenti sia la classica luce in fondo al tunnel.(u.c.)













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