«Allevatori, la sfida si vince con la qualità» 

Massimo Gentili, 47 anni, è il nuovo direttore della Federazione: «Sul latte solo così riusciremo a stare sul mercato»


di Carlo Bridi


TRENTO. Massimo Gentili 47 anni, laurea in scienze per la produzione animale a Bologna, è dal primo dicembre il nuovo direttore della Federazione Provinciale degli Allevatori di Trento. Ha preso il testimone da Claudio Valorz, che da anni era in età pensionabile ma che era rimasto in Federazione fino all’individuazione del nuovo direttore da parte del Cda. Tramontata l’ipotesi di un ritorno in Federazione di Mario Tonina diventato vice presidente della Provincia, il Cda, ha scelto una figura di garanzia e di conoscenza dell’organizzazione interna e dei servizi svolti a favore degli allevatori. Gentili infatti è in Federazione da 21 anni e qui ha percorso tutta la sua carriera professionale, ricoprendo vari incarichi. Ha iniziato la carriera come assistente tecnico degli allevatori per 10 anni, poi è stato nominato 11 anni fa responsabile e coordinatore del servizio che la Federazione garantisce agli allevatori, quello dei controlli funzionali del bestiame iscritto nei libri genealogici.

L’attività zootecnica in Trentino è molto contenuta, ed è svolta quasi esclusivamente nelle zone dove non sono possibili le coltivazioni intensive. Le stalle con vacche da latte oggi aperte in Trentino sono circa 750, mentre sono più altri 300 allevamenti di bovini da carne, polli, conigli, pecore e capre. Le razze principali delle vacche da latte sono la Bruna Alpina e la Frisona seguono la Pezzata Rossa che ha conquistato un ottimo spazio negli ultimi anni, la Rendena e la Grigia Alpina in prevalenza allevate nelle valli dove si sono sviluppate ossia la Val Rendena per la Rendena e Fiemme e Fassa per la Grigia.

Con Gentili abbiamo fatto il punto su questo settore che è strategico per il Trentino non solo perché assicura dei prodotti bandiera della nostra terra come il Trentingrana, la Spressa il Puzzone, il Vezzena, il Casolet ecc. ma anche per il ruolo che il mondo dell’allevamento ha nella conservazione del territorio.

Direttore con quale spirito ha assunto questo delicato e prestigioso incarico per il comparto dell’allevamento?

Sicuramente con spirito di servizio nei confronti degli allevatori che conosco quasi singolarmente uno per uno per i tanti anni passati sul territorio al loro fianco, prima come assistente tecnico e poi come responsabile della selezione.

Lei viene proprio da questo mondo della selezione: qual è il livello di selezione, della qualità del latte, e quello produttivo delle vacche trentine?

Molto alto anche dal punto di vista produttivo, la qualità del latte è la migliore d’Italia perché da oltre 30 anni si lavora alla selezione in funzione della qualità del latte e del benessere degli animali.

Uno dei temi più delicati è quello dei costi di produzione che –com’è noto- è molto maggiore in montagna che in pianura: come crede possa intervenire la Federazione perché le nostre 750 stalle non chiudano i battenti?

Credo che dobbiamo fornire tutti i supporti perché gli allevatori possano operare nel migliore dei modi e possano portare ai caseifici del latte trasformabile in prodotti di alta qualità, e molto caratterizzi al fine di una adeguata valorizzazione sul mercato dei nostri formaggi.

Una zootecnia di montagna come quella trentina ha un futuro solo se entrano giovani: qual è la situazione oggi?

Negli ultimi 15 anni c’è stato un buon ricambio con giovani quasi sempre con un’ottima formazione, molti hanno fatto l’Istituto Agrario di S. Michele, e pertanto entrano con uno spirito nuovo, con nuove tecnologie e con l’informatizzazione delle aziende conclude il direttore.













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