Dentro la galleria Adige-Garda  tra ingegneria e storie di uomini  

Domani a Ravazzone in occasione della presentazione del libro “I ghe ciameva lingere de galeria”  c’è una straordinaria opportunità di visitare una mega opera realizzata a metà del secolo scorso


di Donato Riccadonna


MORI. L’occasione è di quelle ghiotte: domani ci sarà la possibilità di visitare la presa sul fiume Adige e un breve tratto di galleria Adige – Garda a Mori, a Ravazzone. Si tratta di una mega opera di ingegneria idraulica che affonda le radici almeno un paio di secoli fa. Infatti nel corso del 1800 l’Impero austroungarico intervenne sul corso del fiume Adige e sui suoi affluenti, rettificandoli, facendo così in modo di far smaltire più velocemente le eventuali piene. È attorno agli anni ’20 del 900 che ci si rese conto che questa aumentata velocità poteva creare grossi problemi a Verona ed alle località della provincia di Rovigo lambite dall’Adige. Si cominciò quindi a pensare di realizzare un’idea che aveva cominciato a circolare ancora alla fine del 1700, e cioè alleggerire la portata del fiume deviandone una parte. Le località prescelte furono due: la stretta di Ceraino e Ravazzone di Mori, che dista dal lago di Garda quasi 10 chilometri con un dislivello di 100 metri. Proprio questo dato del dislivello fece pendere la scelta su Mori e finalmente nel 1939 iniziarono i lavori, sospesi nel 1943 durante la seconda guerra mondiale. Ripresero nel 1954 e si conclusero nel 1959, con la sparizione del lago di Loppio. La galleria fu utilizzata 11 volte, 9 fra il 1960 ed il 1983: la portata massima è di 500 metri cubi al secondo e fu raggiunta nel 1966 quando vennero scaricati ben 64 milioni di metri cubi nel Garda con un innalzamento del livello del lago di 17 centimetri. Nel 2000 le competenze passarono dallo Stato alla Provincia e la galleria fu utilizzata nel 2000 e l’ultima volta nel 2002.

L’appuntamento di domani si inserisce in “Sguardi aperti”, gli eventi paesaggistici sul territorio del basso Trentino curati dalla Rete museale di Ledro, Muse e dal Museo Alto Garda in collaborazione con i Bacini Montani, i comuni di Mori e Nago Torbole, dell’Arci di Mori e dell’associazione Araba Fenice di Arco. L’occasione è stata la ristampa del Museo Alto Garda de “I ghe ciameva lingere de galeria. Storia degli uomini che hanno costruito la galleria Adige-Garda 1939-1959”, curata da Giuliana Gelmi, Donato Riccadonna e Gloria Valenti, che esce a cinque anni di distanza dalla prima ampliando alcune parti e aggiungendone delle altre, tanto che si può parlare di un nuovo libro. Ne risultano così arricchite le parti relative ai costi della galleria, al lavoro nei cassoni, ai vari mezzi meccanici utilizzati, alle condizioni di lavoro e agli incidenti mortali (furono 15), alla custodia successiva alla chiusura dei lavori, alla manutenzione degli anni ’70 e quella recente del 2015-2016. Ma soprattutto è stato aggiunto un capitolo fondamentale sul mezzo d’assalto Campini De Bernardi, curato da Marco Faraoni e che si avvale anche di una inedita testimonianza di un protagonista, Oscar Pomino, che getta definitiva luce su una delle leggende del lago di Garda e della galleria Adige Garda: la costruzione dei sommergibili tascabili nel 1943-45. Una selezione delle numerose testimonianze raccolte sarà letta all’interno della galleria da Rosanna Sega.

Gli appuntamenti pomeridiani sono due, per poter dare a tutti l’occasione di partecipare (gratuitamente): alle 14.30 e alle 16.30. Si raccomandano puntualità e scarpe adatte.

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