Trento

Violenze sulla nipote, condannato a 5 anni e 3 mesi

Per un nonno sessantenne confermata la pena in appello



TRENTO. Cinque anni e tre mesi più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e 70 mila euro di risarcimento danni. Confermata in toto dalla Corte d’Appello la condanna, pesante, inflitta in primo grado a un sessantenne trentino accusato di violenza sessuale e minacce. Pesante quanto l'accusa: avere sottoposto a pesanti molestie sessuali la propria nipotina, quando questa aveva dagli 8 ai 10 anni. Tutto era iniziato però nel 2010, quando la nipote dell'uomo aveva quattordici anni. Come succede a quell'età, la ragazzina aveva avuto i primi momenti di intimità con i coetanei.

In quel momento si era resa conto che quello che le aveva fatto fare il nonno anni prima non era affatto normale. Così si era confidata con un'amica, che a sua volta ne aveva parlato con la madre. Quest'ultima, allarmata, aveva informato la mamma della ragazzina. E la donna, insieme al marito, aveva deciso di presentare denuncia alla polizia. Era stata subito aperta un'indagine. La ragazza era stata sentita dagli inquirenti e la sua famiglia si era affidata all'avvocata Sabina Zullo.

Il racconto si riferisce agli anni tra il 2004 e il 2006, quando la ragazza, che adesso ha 18 anni, era ancora una bambina. Tutto sarebbe iniziato quando aveva 8 anni. A quel tempo, il nonno viveva con lei. La mamma si era separata e l'uomo aveva raggiunto la figlia per darle una mano con i nipotini. La giovane donna si fidava ciecamente: affidava le sue figlie al padre senza sospettare di nulla. Anni dopo, però, si è amaramente pentita.

Secondo quanto raccontato dalla nipote, il nonno l'avrebbe molestata in maniera pesante, portandola in camera da letto, spogliandosi dei pantaloni e delle mutande e costringendola a toccarlo nelle parti intime. Sembra che l'avesse anche minacciata di picchiarla se non avesse fatto quello che lui chiedeva. Fatti che sarebbero avvenuti quando a casa, oltre alla vittima, era presente (in un’altra stanza) solo la sorellina minore della bambina.

Il nonno avrebbe anche aggiunto che quelli erano massaggi. La bambina, una volta cresciuta si è resa conto che non era così. La Procura aveva anche chiesto e ottenuto un incidente probatorio sia per raccogliere il racconto della ragazza che per analizzare alcuni reperti sui muri dell'appartamento della famiglia. Nel maggio 2013 si era tenuta l'udienza preliminare davanti alla giudice Claudia Miori. Che, visto il racconto della ragazza e anche sulla base di una consulenza dello psichiatra Ezio Bincoletto, aveva disposto il rinvio a giudizio. L’avvocata di parte civile Sabina Zullo si è detta soddisfatta della sentenza d’appello.

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