Viabilità, bocciato il nuovo referendum

Per i Garanti il quesito proposto dal Comitato contro il rondò non è ammissibile. Il Comune può proseguire con il Pum


di Gianluca Marcolini


ARCO. Niente referendum. La viabilità arcense rimarrà così come è stata pensata e progettata dall’amministrazione comunale che l’ha messa nero su bianco nelle pagine del Pum, il piano urbano del traffico che tante polemiche ha sollevato, in questi anni, ad Arco.

Se il primo quesito referendario, lontano ormai un lustro, è morto e sepolto ad un passo dal traguardo, ritirato dai promotori quando mancava solamente la data della votazione, questo secondo referendum ha avuto vita piuttosto breve. Una manciata di settimane appena.

Il Comitato contro il rondò di via Roma ha presentato, con tanto di firme a supporto, la richiesta di indizione di un referendum abrogativo (per cancellare le modifiche alla viabilità introdotte dall’amministrazione e costringerla a ripristinare il vecchio assetto urbano) lo scorso 1 settembre con una lettera protocollata in municipio. Il vicesegretario, due settimane dopo, ha trasmesso tale richiesta al Comitato dei Garanti - l’organo di legge deputato a stabilire l’ammissibilità di un quesito referendario composto dall’avvocato Paolo Bonora, dalla segretaria del Comune di Riva Lorenza Moresco e da Josef Jorg, già consigliere comunale ed ex vicesindaco - che si è riunito il 22 settembre per poi aggiornarsi cinque giorni più tardi in maniera da avere il tempo di raccogliere ulteriori elementi ed informazioni (è stata chiesta agli uffici comunali copia del precedente giudizio di ammissibilità).

La “sentenza” del Comitato dei Garanti è arrivata con puntualità il 27 settembre ed è stata perentoria: «Il quesito referendario presentato dalla signora Erna Dallona, in qualità di presidente del comitato contro il rondò di via Roma, è inammissibile in quanto contrastante con l’articolo 13, comma 4, lettera B, dello statuto comunale».

Il motivo della inammissibilità è presto spiegato: il referendum abrogativo non può riguardare strumenti di pianificazione e di programmazione per i quali la legge stabilisce che si debba attuare un procedimento amministrativo. In buona sostanza, non è possibile abrogare uno strumento come il Piano urbano della mobilità dopo che è stato approvato da un’amministrazione comunale secondo l’iter previsto dalla legge. Pertanto, il quesito referendario non è accettabile e viene respinto. Il discorso sarebbe stato diverso se invece di puntare su di un referendum abrogativo si fosse scelto il quesito referendario consultivo, come era accaduto la volta precedente (il Comitato dei Garanti, all’epoca, aveva dato il proprio via libera).

Si ferma, dunque, la battaglia referendaria del comitato di cittadini e commercianti di via Marconi e via Garberie che puntava, tramite il voto degli arcensi, a cancellare il rondò e il senso unico introdotti dalla precedente amministrazione comunale (legislatura Mattei) e che tante polemiche avevano scatenato. Oggi nessuno protesta più (almeno platealmente) e la decisione dei Garanti può aver messo la parola fine alle contestazioni.













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