Vende una collana d’oro. Ma era acciaio
Un napoletano condannato a nove mesi di reclusione per aver truffato un gioielliere di Mezzolombardo
TRENTO. Ha venduto a un gioielliere di Mezzolombardo una collana d’acciaio come se fosse oro bianco. E prima ci aveva provato con un altro, ma era stato respinto con perdite. Per questo Vincenzo Di Noia, 30 anni nato a Napoli, ma residente in provincia di Pordenone, è stato condannato ieri dal giudice Marco La Ganga a 9 mesi di reclusione. I fatti si sono svolti il 16 novembre dell’anno scorso a Mezzolombardo. L’uomo, molto distinto ed elegante, si è presentato dapprima in una gioielleria cercando di vendere una catenina che portava al collo. Al gioielliere ha detto che si trattava di oro bianco. Il commerciante, però, ha verificato con dei reagenti e ha visto che era banale acciaio. A questo punto, l’uomo se ne è andato, ma non ha mollato la presa. Invece di lasciare il paese, è andato in un’altra gioielleria e ha tentato di nuovo il colpo.
Il titolare del negozio se lo è visto capitare davanti poco prima della chiusura. Di Noia ha atteso pazientemente che il gioielliere finisse di servire un cliente e poi gli ha proposto la vendita. Si è tolto dal collo la collanina e ha detto che si trattava di oro bianco. Il gioielliere ha verificato anche lui con dei reagenti e ci ha creduto.
Ha pesato la collana e ha offerto al cliente 600 euro se avesse preso qualche altro gioiello. Di Noia, a questo punto, ha scelto un bracciale d’oro del costo di 569 euro. Si è anche fatto confezionare un pacchetto regalo dicendo che doveva fare un pensierino. Il gioielliere gli ha anche consegnato un buono del valore di 31 euro da spendere successivamente. Poi il cliente se ne è andato. Poco dopo, però, è arrivato un agente della polizia locale che ha detto al gioielliere del tentato colpo precedente. Il primo gioielliere, infatti, aveva sporto denuncia alla polizia locale e aveva detto che c’era una persona che cercava di piazzare una catenina d’acciaio.
A questo punto il secondo gioielliere è sbiancato. Ha subito verificato di nuovo la consistenza del materiale della collanina e si è accorto di essere stato gabbato. Così ha sporto denuncia anche lui. Per fortuna aveva ancora i dati della carta di identità del truffatore che è stato condannato ieri.
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