in tribunale

Usura: l’imprenditore perde anche la casa di famiglia

Decine di cause e denunce penali contro le banche. Il titolare di una piccola aziende edile avrebbe pagato un milione e mezzo di interessi indebiti



TRENTO. Sono centinaia i piccoli imprenditori e gli artigiani che non riescono a pagare le rate del mutuo e che, spesso, si vedono chiudere i rubinetti dalle banche. In Tribunale, a Trento, sono ormai decine le cause contro gli istituti di credito. Molte anche le denunce per usura e anatocismo. I pubblici ministeri Marco Gallina e Alessandra Liverani stanno seguendo due diversi filoni di inchiesta. Il primo ha chiesto al gip Francesco Forlenza, che l’ha concesso, un incidente probatorio per verificare se i tassi applicati da una banca sconfinassero nell’usura. La seconda, ha affidato i medesimi accertamenti alla Guardia di Finanza. Le denunce si sono moltiplicate in questi ultimi mesi.

L’avvocato Sabina Zullo si è specializzata in questo settore e segue molte controversie che oppongono i clienti alle banche. In molti casi, i problemi vengono risolti con una transazione, ma altre volte il conflitto si trasforma in una vera e propria causa civile o, addirittura, arriva alla denuncia penale. L’anatocismo è il nome tecnico che viene dato alla pratica di applicare un interesse anche sull’interesse stesso e non solo sulla somma da restituire. In questo modo le rate lievitano e spesso i piccoli imprenditori non ce la fanno, così le banche chiedono il rientro immediato.

L’avvocato Zullo segue un caso che è paradigmatico. Un imprenditore edile trentino ha lavorato per anni con un apertura di credito che la banca ha lasciato sforare di quasi il doppio di quanto contrattualmente concesso, facendo pagare gli interessi per il fuori fido. Tutto questo per un periodo di oltre 10 anni. A un tratto, la banca ha chiesto il rientro immediato. L’imprenditore, ovviamente, non ha potuto restituire tutto subito. Ha chiesto un piano di rientro ragionevole, ma non c’è stato nulla da fare. Così la sua impresa è fallita. Visto che si trattava di una società di persone, c’è stato il pignoramento della casa di famiglia che era intestata alla mamma anziana che aveva prestato una fidejussione a favore del figlio. La donna, così, è finita in casa di riposo dal momento che non aveva più un tetto sulla testa. Dall'analisi contabile effettuata dai periti incaricati dall’avvocato Zullo, è emerso il tasso complessivo sullo scoperto e sul fuori fido era superiore al tasso soglia. Secondo i calcoli dei periti di parte, l’imp0renditore ha pagato in maniera indebita una somma da capogiro: 1.452.343,38 euro. Intanto, l’imprenditore ha perso tutto ed è ridotto sul lastrico.

In un altro caso seguito dall’avvocato Zullo, un bed & breakfast trentino aveva contratto un mutuo ipotecario del valore di euro 870.000,00. Si era impegnato a restituirlo entro 15 anni in 24 mesi mediante il pagamento di 156 rate mensili. Dalla perizia econometrica è emerso che i tassi applicati erano superiori al tasso soglia In totale, dalla perizia è emerso che l'impresa aveva sottoscritto un contratto usurario quindi potrebbe chiedere la nullità del contratto che si dovrebbe trasformare in mutuo senza interessi, restituendo tutti quelli indebitamente pagati. La banca è stata chiamata in mediazione ma non si è presentata. (u.c.)













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