overtourism

«Troppi turisti? Alziamo i prezzi»

Carlo Guardini, ex direttore dell'Apt di Trento: "Meno persone ma pari profitti, come quest'inverno. La destagionalizzazione si raggiunge lavorando in rete per intercettare i nuovi mercati esteri"


Ilaria Puccini


TRENTO. Destagionalizzare: una ricetta vecchia, non di facile applicazione, ma sempre valida. Come? Lavorando sui nuovi mercati in sviluppo. E laddove l'affollamento di turisti nei periodi di punta raggiunge livelli tali da creare problemi di traffico e ambientali, fare leva sul prezzo e sulle regole. È l'opinione di Carlo Guardini, ex direttore dell’Apt di Trento, che al turismo ha dedicato tutta la sua carriera.

Secondo lei in Trentino c’è un problema di overtourism?

Non condivido questo termine, nè sono dell'opinione che si tratti di un'emergenza. I periodi di punta, con le relative criticità, ci sono sempre stati.

E che misure si sono adottate?

Negli anni '90 ci fu un primo esperimento di destagionalizzazione a cura di Ernesto Rigoni, allora direttore dell'Apt di Trento e Natale Rigotti, capo degli albergatori. Puntavano a creare un'offerta di sci primaverile. Ma i risultati furono modesti.

Perché?

Non ci siamo mai abituati a lavorare con una logica di sistema. In Alto Adige il coordinamento degli albergatori è sempre stato più unito e potente, mentre da noi, la divisione tra Asat e Unat ha spesso portato ad atteggiamenti ostili e contraddittori.

Ad esempio?

Da un lato ci si lamenta del sovraffollamento, dall’altro si ospitano i ritiri delle squadre di calcio. Oppure pensiamo alle settimane bianche nelle scuole, che potrebbero avvicinare i ragazzi allo sport: oggi ci sono troppi ostacoli burocratici e amministrativi che fanno desistere molti insegnanti dall’intraprendere iniziative di questo tipo, che potrebbero coprire periodi di minor densità.

Che cosa può fare oggi la politica?

A mio parere, serve chiedersi chi sono i nuovi turisti di oggi e intercettarli. Ad esempio il mercato tedesco è già molto sensibile alla destagionalizzazione: cercano un turismo più dolce, al di fuori dei periodi di punta.

A favorirli sono anche i periodi di ferie non comandati.

Senza dubbio è una politica che anche in Italia aiuterebbe a risolvere molti problemi.

E per i periodi più affollati?

Semplicemente, alzare i prezzi. Che è quello che a causa dei rincari è avvenuto anche quest’inverno, senza però far venire meno la domanda di sci.

Così non si rischia di rendere il turismo ancora più elitario?

Non credo ci sia questo problema. Le destinazioni dove ci si può recare sono innumerevoli e se si vogliono evitare gli affollamenti si eviti l’alta stagione.

In alcune aree e in alcuni periodi però il traffico si è fatto davvero insostenibile.

In questo caso bisogna avere il coraggio di disincentivare il trasporto privato e favorire il trasporto pubblico. Questo si ricollega anche all’importanza di intercettare i nuovi turisti di oggi, tra i giovani under 35 in Europa sono sempre di più quelli che nemmeno fanno più la patente. Dobbiamo capire cosa significa questa scelta e agire di conseguenza. In estate non sarei contrario neanche a chiudere i passi dolomitici, perché 17mila, 18 mila automobilisti in un giorno sono insostenibili, e lavorare a una sinergia tra bus navetta e impianti di risalita, anche d’estate.

Cosa ne pensa delle nuove forme di ricezione?

Un caso di deregulation che si è fatta anarchia. Ovvio che siano invise agli albergatori, perché gli fanno concorrenza, ma dobbiamo chiederci, ancora una volta, come sia mutata la domanda. C’è voglia di libertà e indipendenza. Gli albergatori potrebbero creare delle proprie sistemazioni di fascia economica su questa impronta.

 













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