Trento, la Provincia licenzia dittadi pulizie con dipendenti islamici

Cinque mesi fa la Lega aveva scatenato polemiche e accuse di razzismo chiedendo di sostituire la ditta che faceva le pulizie utilizzando dipendenti musulmani per ragioni di sicurezza. Ora però la Provincia ha disdetto il contratto, sollevando contestazioni sulla qualità del servizio. Ma la dipendente marocchina dovrebbe essere riassunta



TRENTO. La boutade della Lega ("Niente islamici nei nostri uffici") era stata tacciata come «razzismo ideologico» e liquidata come la solita provocazione. A distanza di cinque mesi, con tempismo quantomeno sospetto, la Lega ha ottenuto ciò che voleva: il Consiglio provinciale di Trento ha disdetto il contratto con la cooperativa che dava lavoro ad una dipendente di fede musulmana.

Alessandro Barbacovi - titolare della Povocoop 81 - ne ha avuto notizia martedì scorso attraverso una rapida comunicazione giunta dagli uffici del Consiglio provinciale: «Hanno disdetto il contratto con un anno di anticipo. Dicono che ci sono state delle contestazioni sulle pulizie ma - e non so se è un caso - queste contestazioni sono arrivate dopo gennaio, quando la Lega si era lamentata chiedendo l’allontanamento della nostra dipendente islamica».

Il capogruppo del Carroccio Alessandro Savoi si era lamentato con il presidente del Consiglio Gianni Kessler, sostenendo che nei loro uffici erano presenti documenti riservati e che non era gradita la presenza di lavoratori islamici. La Lega lamentava anche presunti disservizi e pulizie poco professionali. In realtà, prima dello scoppio di questa polemica la Povocoop non aveva mai ricevuto richiami ufficiali dagli uffici del Consiglio pur essendo presente da anni: «Nulla di rilevante - spiega Barbacovi - solo qualche banale contestazione subito risolta con la normale dialettica».

Le contestazioni (provenienti dall’Ufficio contratti) sarebbero aumentate in modo anomalo dopo gennaio, condite da dubbi anche sull’entità dell’offerta, giudicata troppo bassa e quindi sospetta. «In realtà la cifra offerta è sempre la stessa - conferma Barbacovi - e ogni volta che ho alzato il prezzo ho sempre perso l’appalto».

A risultare non ordinaria (benché formalmente inattaccabile) sarebbe stata anche la procedura seguita per la disdetta, giunta con una telefonata un’ora prima della scadenza del contratto (che si sarebbe tacitamente rinnovato di un altro anno) e preceduta da alcune e-mail di contestazione per alcuni servizi svolti: «Quando le cose non vanno - puntualizza Barbacovi - di solito si fa una riunione, ognuno espone le proprie ragioni e si traggono le conseguenze, non si dà il benservito così all’improvviso».

A fine mese la Povocoop 81 sarà esclusa dall’appalto. E la dipendente marocchina che puliva gli uffici dei gruppi che fine farà? «Lei sarà riassunta dalla nuova società che si aggiudicherà l’appalto. Se poi sarà ancora lei a pulire gli uffici dei gruppi consiliari questo non sono in grado di dirlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs