Trento: bullismo in classe, i genitori tengono gli alunni a casa per protesta

Alla scuola media Manzoni di Trento mamme e papà dei bambini della prima A non mandano i figli a lezione dopo vari episodi di violenza e il pestaggio di un alunno da parte di altri tre ragazzi



TRENTO. Banchi vuoti nell'aula delle scuole medie Manzoni di Trento che solitamente ospita i bambini della sezione A della prima classe.

Non un'epidemia improvvisa, ma la protesta dei genitori esasperati dalle minacce e dalle violenze di cui sono quotidianamente oggetto i loro figli.

Un gesto eclatante con cui mamme e papà vogliono mandare un messaggio forte alla dirigenza della scuola che, secondo loro, è a conoscenza della situazione, ma non è ancora intervenuta in maniera adeguata.

L'episodio che ha scatenato la protesta dei genitori è stato il brutale pestaggio di un bambino, venerdì scorso, la cui unica colpa era quella d'essere il fratello di uno studente della prima A che s'era rifiutato di sottostare alle richieste di un gruppo di bulletti - sono in tre - che stanno letteralmente tenendo in scacco la classe.

Il ragazzino è stato aggredito e picchiato al termine delle lezioni e ha dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale Santa Chiara. «Abbiamo paura - spiegano - perché quel terribile terzetto sembra davvero inarrestabile. Non temono le note, non hanno alcun rispetto per gli insegnanti e sono già stati sospesi: non è servito a niente. Anche perché la sospensione è puramente formale e i tre erano presenti in aula anche nei giorni in cui avrebbe dovuto essere attivo il provvedimento. I nostri figli vengono perseguitati, minacciati e fatti oggetti di estorsione ogni giorno. Senza contare che per i professori è praticamente impossibile portare avanti l'attività didattica. Noi, a casa, viviamo con l'ansia che possa accadere qualcosa di veramente serio».

E l'aggressione dell'altro giorno conferma che i timori sono più che fondati. «Un vero e proprio stillicidio di episodi - continuano - la cui gravità è in costante crescita. In qualche caso, siamo dovuti andare a prendere i nostri figli per scortarli a casa perché avevano subito minacce esplicite. Da tempo chiediamo alla scuola di fare qualcosa di concreto, ma senza alcun esito. Il 30 ottobre scorso abbiamo scritto alla dirigente scolastica e al dirigente generale della Provincia: nessuno ci ha risposto».

Oltre alla paura e alla rabbia, insomma, mamme e papà devono scontrarsi contro il presunto silenzio delle istituzioni che accentua il loro senzo senso di impotenza. «Qualcuno di noi ha pure pensato di gettare la spugna, di portare il proprio figlio in un'altra scuola. Ma sarebbe stata una fuga e il problema non sarebbe stato affatto risolto. E poi il corpo docente è costituito da persone fantastiche, molto preparate». Servirebbero figure professionali in grado di seguire costantemente i tre ragazzini "terribili", insomma, ma così non è

«Mancano i fondi - spiegano sempre i genitori - e così, gli unici a prendersi cura di loro sono gli assistenti sociali che già da tempo conoscono la situazione famigliare dei ragazzi, ma che a scuola non possono praticamente fare nulla».

E così, i genitori hanno deciso che andare avanti in questo modo non è più possibile, lanciando il loro grido d'aiuto in maniera forte e plateale. Venerdì hanno informato della loro decisione la scuola, la Provincia e anche il Commissarito del Governo e stamattina dodici dei 17 alunni della 1ª A non saranno in classe. In aula, con tutta probabilità, ci saranno i tre bulli in erba e due altri allievi di cui i genitori promotori dell'iniziativa non sono riusciti a contattare le famiglie. «Speriamo che arrivino risposte».

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