Trento: amianto nelle case, gli inquilini Itea traslocano

Il piano di bonifica dei vecchi pavimenti sbarca alle Torri di Man


Chiara Bert


TRENTO. I pavimenti dei loro alloggi, realizzati negli anni'70, contengono fibre di amianto. Non c'è pericolo immediato per la salute, ma è meglio non correre rischi. Il piano di bonifica dell'Itea è approdato nelle scorse settimane alle Torri di Madonna Bianca: gli inquilini interessati hanno traslocato in appartamenti temporanei, dove rimarranno per due o tre mesi. Attualmente sono una ventina i cantieri aperti per il disinquinamento: circa 160 alloggi all'anno. «Una decina di anni fa siamo partiti con 4.600 alloggi da bonificare, oggi ce ne restano circa 800», spiega l'ingegner Giulio Giacomelli, dirigente del Servizio patrimonio dell'Itea. Le piastrelle in vinil-amianto sono state usate spesso tra gli anni'70 e l'inizio degli anni'80, soprattutto per gli edifici pubblici e gli alloggi popolari, per il loro basso costo e la rapida messa in opera. Oggi sono fuori commercio e benché non ci sia un pericolo per la salute, e quindi nessun obbligo di legge di rimuoverle, l'Itea ha deciso di sostituire progressivamente tutti i pavimenti di questo materiale dei propri alloggi: al loro posto vengono posate piastrelle nella zona giorno e legno di rovere nelle stanze da letto. Un piano di manutenzione straordinaria, che consente di ammodernare i pavimenti in modo che di fronte ad interventi urgenti, per esempio sugli impianti di riscaldamento, non sia poi necessaria una bonifica contestuale. Nelle scorse settimane sono state bandite tre gare, 20 i cantieri in corso, da Trento a Rovereto, Riva del Garda e Valsugana. Nel capoluogo sono interessati anche diversi appartamenti delle Torri di Madonna Bianca, il quartiere di edilizia popolare costruito negli anni Settanta. Nel corso delle assemblee l'intervento è stato spiegato agli inquilini, i quali possono scegliere se accettare o no. «Non essendo un obbligo di legge, non possiamo costringere nessuno, a meno che non sia stato rilevato un pericolo imminente», spiega Giacomelli. Ci sono inquilini, soprattutto anziani, che rifiutano (a loro viene fatta firmare subito la rinuncia all'intervento, in modo che la gara possa essere calibrata sul numero effettivo di adesioni. Agli altri inquilini l'Itea offre di trasferirsi per due o tre mesi - il tempo di sostituire i pavimenti in vinil-amianto - in un altro alloggio già arredato. Li chiamano «alloggi-parcheggio», in totale sono una trentina: quando alcuni appartamenti si liberano, si approfitta per proseguire il piano di bonifica su alcuni edifici vicini, in modo da non costringere gli inquilini a trasferirsi molto lontano da dove abitano.Gli alloggi-parcheggio vengono utilizzati a rotazione e in un anno si riescono così a bonificare circa 160 appartamenti, più altri 200 alloggi di risulta, quelli che si liberano e vengono automaticamente ristrutturati. L'operazione di bonifica crea inevitabilmente qualche disagio a chi deve traslocare, seppur per un breve periodo, e capita anche che metta in allarme il vicinato, quando gli operai delle aziende incaricate di rimuovere i pavimenti si presentano con tute e maschere protettive. Per rimuovere le piastrelle occorre poi sigillare l'intero ambiente, misure necessarie perché è proprio quando il pavimento si rompe che si corre il rischio che si liberino le particelle di amianto pericolose per la salute dell'uomo. Il piano Itea di sostituzione punta ad intervenire prima dell'emergenza.

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