Trentino, più 11% di poveri Alla Caritas boom di richieste

Nel 2012 l’aumento è stato del 43% ed è il segno tangibile della crisi Gli italiani che non ce la fanno da soli sono aumentati del 15% in un anno



TRENTO. Per lo straniero la crisi significa rinunciare al progetto di famiglia in Italia e rimandare nel Paese natale moglie e figli perché restare qui tutti insieme è economicamente insostenibile. Per il trentino significa, dopo aver dato fondo a tutti i risparmi, rivolgersi alla Caritas per avere un pacco viveri, per chiedere un aiuto. E sono sempre di più quelli che lo fanno. A raccontarlo sono i dati del «rapporto annuale 2012 dei servizi» di Caritas e Fondazione Comunità Solidale. E i numeri sono impietosi nel tratteggiare le conseguenze reali della crisi economica. Le persone incontrate dagli operatori e dai volontari di Caritas sono state 3.696, con un aumento di 360 persone rispetto al 2011 (che tradotto in percentuale fa un più 11 per cento). Ma anche l’aumento delle richieste (+43% rispetto al 2011) è significativo e sintomo di una tangibile crisi e della difficoltà delle famiglie. Significativa è poi la testimonianza dei volontari, che evidenziano come sempre più spesso si rivolgono ai centri di ascolto e ai punti di ascolto rarrocchiali persone mai incontrate prima e che vivono come unica problematica quella economica e lavorativa. La maggior parte delle persone incontrate presso i Centri di Ascolto del Trentino - e di cui si conosce l’anno di nascita - ha un’età compresa fra i 30 i 65 anni (il 77% delle persone); le persone con un’età compresa fra i 18 e i 30 anni sono invece il 19%, mentre le persone con più di 65 anni sono il 4%.

E il 2012 conferma il trend del 2011, ovvero un incremento maggiore di italiani (passati da 826 a 950, pari al +15%) rispetto agli stranieri (passati da 2.403 a 2.600, +8%). La principale richiesta, con 13.342 domande, e di pacchi viveri (pari al 60% delle richieste totali), seguita dalla richiesta di vestiario con 2.223 domande (10%).

Anche Fondazione Comunità Solidale ha registrato nel corso del 2012 un aumento delle persone. Le persone contate singolarmente che hanno ricevuto accoglienza notturna e risposte a bisogni primari (pasti, docce, indirizzo al territorio e ascolto) nei servizi considerati nell’arco del 2012 sono state 1.262. Il loro numero totale non coincide con la somma delle persone incontrate dai singoli servizi, in quanto si è potuto verificare, con un controllo incrociato dei nominativi, che un numero rilevante di persone (409, quindi un terzo delle persone incontrate) ha fatto accesso a più di uno dei servizi, risultando così utenti di più strutture di pronta accoglienza di Fondazione Comunità Solidale nel 2012. L’aumento delle persone incontrate è ancor più rilevante se osserviamo l’incremento percentuale del loro numero negli ultimi tre anni: +9% presso le strutture di accoglienza notturna di Trento, +28% presso quelle di Rovereto e +53% presso il centro diurno di Rovereto.

Eppure il rapporto 2012 cerca di offrire dei segni di speranza, alcuni segni di cambiamento per incoraggiare le comunità e le persone a continuare a sperare e non desistere di fronte a questa crisi. Ecco allora che, accanto ai numeri presentati, si evidenziano alcuni piccoli segnali positivi che devono far continuare a sperare: una famiglia che viene aiutata nella gestione delle risorse economiche; una signora italiana che grazie ad un progetto di lavoro offerto da Caritas e Fondazione Comunità Solidale potrà ricevere un’occasione lavorativa seppur temporanea; una comunità, quella trentina, attenta alle situazioni di disagio e pronta ad offrire il proprio contributo attraverso il volontariato per sentirsi effettivamente partecipe. Sono, questi, esempi e opportunità concrete di reazione alla situazione attuale. Ed è nell’ottica della speranza che per il rapporto, pur raccontando tante situazioni di difficoltà, si è voluto scegliere un titolo che sia ottimismo, che aiuti a pensare che il futuro può essere migliore: «Oltre la crisi: la fantasia della carità». Ed è in quest’ottica che le 18 strutture della Caritas e le 14 della Fondazione Comunità solidale, continueranno a lavorare.

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