Tonale: stesa una maxicopertaper salvare il ghiacciaio del Presena

Settantamila metri quadri di teli _ il doppio rispetto al precedente esperimento- serviranno a riparare lo strato nevoso dal sole e dallo scioglimento: a fine stagione il ghiacciaio sarà più spesso di almeno un metro e mezzo


Andrea Selva


PASSO DEL TONALE. Sul Presena i teli raddoppiano: sotto il primo vero sole estivo, con l’acqua che scroscia a valle e il termometro che segna 10 gradi sopra lo zero, si lavora in maglietta e occhiali scuri per salvare il ghiacciaio. Siamo a tre mila metri di quota ed è iniziata la copertura del ghiacciaio con 70 mila metri quadrati di teli geotessili.

Partito nel 2008 come un semplice esperimento, l’intervento ora è diventato imponente, con il raddoppio di quell’enorme coperta che lavora all’incontrario: ripara dai raggi ultravioletti e fa da isolante termico, in pratica tiene la neve al fresco. A fine stagione lo strato di neve protetto risulterà più spesso di almeno un metro e mezzo, quanto basta per prolungare la vita di un piccolo ghiacciaio alpino che resta comunque condannato.

FOTO - IL GHIACCIAIO INCAPPUCCIATO

Ma anche ai malati terminali è concesso di lottare per un giorno di vita in più. Magari una stagione. Che nel caso del Presena si traduce, naturalmente, in soldi. Pubblico e privato - dopo le polemiche sui prelievi abusivi d’acqua - ora lavorano assieme. La convenzione tra la Provincia autonoma di Trento e gli impiantisti parla chiaro: qui si tratta di salvare lo sci estivo, proprio quello che fino agli anni Ottanta veniva pubblicizzato con le sciatrici in bikini e che ora - segno dei tempi - chiude i battenti a fine giugno, proprio quando l’estate entra nel vivo, per riprendere nei primi giorni d’autunno quando i professionisti dello sci sono affamati di pendii su cui allenarsi. Il presidente della Carosello, Giacinto Delpero la mette giù così: «In questo modo riusciremo a conservarlo al meglio ed ad ottobre saremo pronti per dare inizio ad una nuova stagione di sci».

Ma lassù ci sono anche i ricercatori dell’università di Milano e i meteorologi trentini per studiare termometro alla mano cosa succede sotto l’immensa coperta bianca e, chissà, trovare un modo per ridurre il ritiro degli altri ghiacciai che sulle alpi orientali ha raggiunto il ritmo impressionante di un 25 per cento (in meno) nell’arco di dieci anni.

Il professor Claudio Smiraglia, docente di glaciologia alla facoltà di Scienze di Milano, già presidente del comitato glaciologico italiano non vuole alimentare inutili illusioni: «E’ impossibile salvare superfici enormi con questi teli, ci sarebbero anche problemi di paesaggio. Però se un domani la situazione dovesse peggiorare, con carenza idrica, sarà utile aver capito come procede lo scioglimento: i ghiacciai in Italia non sono certo la fonte principale di approvvigionamento idrico, ma sono un’ottima riserva (come avere un fido in banca) da preservare con attenzione per fare fronte ai tempi duri, come in quella famosa estate del 2003 con il record di caldo e secco».

A spiegare come funziona la coperta del Presena c’è Alberto Trenti, direttore di Meteotrentino: «Ci siamo concentrati in un punto dove la roccia, che ha una forma molto particolare, stava quasi per affiorare, proprio al centro della superficie, con il rischio che il ghiacciaio si spezzasse in due. Ma i risultati sono stati ottimi, con una percentuale di neve “salvata” che può arrivare al 60, 70 per cento. L’anno scorso ci ritrovammo con un materassone di neve sotto la coperta più alto di circa un metro e mezzo rispetto al resto del ghiacciaio: una cura ricostituente, con il ghiaccio che resta al sicuro in profondità. Ecco perché abbiamo esteso la superficie».

E per il Presena è previsto anche un po’ di doping, con la produzione di neve artificiale anche d’estate (quando la temperatura lo permette) sulla scia dei pionieri svizzeri e austriaci che da almeno cinque anni lavorano con i teli per prolungare la vita dei loro ghiacciai sciabili dopo aver scartato altre tecniche, come il compattamento della neve. Una lotta contro il caldo, ma soprattutto contro il tempo: perché per lo sci estivo finché c’è ghiaccio c’è speranza.

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