Tisi: «La donna non è un’ incubatrice»

Il vescovo di Trento contro l’utero in affitto dopo il sì dei giudici a una coppia di padri: «Non dimenticare l’origine della vita»


di Francesca Quattromani


TRENTO. «La donna non è un’ incubatrice». Il vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, si schiera contro l'ordinanza della Corte d'Appello di Trento che ha riconosciuto la genitorialità a due padri gay. Mentre studia come riformare il ruolo del laicato locale, analizza un l’esito della sentenza per ragionare su due valori che si stanno rapidamente frantumando: il valore della vita che viene generata e l’essenza generatrice della vita stessa, la donna. E la donna, dice questo vescovo dalle mani grandi e dallo sguardo fermo, «non è una cosa, non è un oggetto»: la donna è il punto di partenza da dove nasce tutta questa storia.

Doppia paternità, anche del genitore non biologico, ad una coppia gay. Cosa ne pensa, cosa pensa di un figlio generato da una donna su commissione?

Io semplicemente dico questo: in base alla psicologia ed al buon senso sappiamo che generare un figlio per una dona non è un'operazione neutra ma profondamente coinvolgente. Tutti gli studi sul rapporto tra il bambino e la madre nel momento della gestazione dicono che c'è un coinvolgimento di tipo psicologico molto forte. Dai primi istanti questo intimo rapporto condiziona la vita futura di chi nasce. Sono rammaricato che non stiamo ai fatti: generare un figlio non è un'operazione tecnica, la donna non è un incubatrice, partecipa con tutto il suo vissuto alla generazione. Allora, mi pare fuori da ogni logica pensare di affidare la gestazione di un figlio a una figura terza. Il figlio è della madre che lo ha portato in grembo .

La doppia paternità è il punto finale. C'è chi parla di mercificazione della vita ancor prima di concepirla.

Queste operazioni evidenziano una gravissima mancanza di rispetto: mancanza di rispetto per la donna e al contempo per il suo bambino.

Per i giudici la volontà di cura del bambino prevale sul legame biologico.

No. Non la approvo, mi sembra una decisione sbagliata. I diritti di quei bambini sarebbero stati comunque tutelati. Per legge dichiarare due padri genitori è improprio. La mia opinione è che la genitorialità passa per l'elemento fisico- biogico che non è un processo meccanico. Non si può fare finta che non esista. Non può essere la legge a stabilire un legame così profondo, dimenticandone l' origine della vita, facendo finta che questa non esista. Ci troviamo di fronte all'umiliazione della figura femminile.

E questo porta a considerare anche l'altro aspetto di questa vicenda. Il business della maternità surrogata. La madre che genera, il tramite, le organizzazioni che proliferano dall’Est Europa all’India. I bambini si vendono a coppie che non possono averne.

Dietro tutto questo ci sono degli interessi economici spaventosi, l'umiliazione dell'umano per dare spazio alla tecnica.

Le fabbriche dei bambini.

Pensiamo ai milioni di bambini che patiscono la fame, vivono in povertà, muoiono. Che si proceda in questo modo, per questa via è un insulto.

Vero è che i tempi per le adozioni, soprattutto in Italia, sono lunghissimi. Cosa può fare la Chiesa?

Insistere sul messaggio: serve buon senso, un figlio non è una cosa, un materiale. La donna non è un oggetto, un mezzo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano