Tentata violenza a Ledro, un arresto

L’accusato, un quarantenne di Storo, dopo aver aggredito la donna si sarebbe fatto convincere a rinviare l’incontro



LEDRO. Un quarantenne incensurato di Storo è stato arrestato l’altra notte con l’accusa grave e infamante di tentata violenza sessuale nei confronti di una donna di Ledro. Lui nega, anzi afferma di non saperne proprio nulla. Lei invece racconta l’episodio con dovizia di particolari senza tralasciare gli aspetti che potrebbero mettere in dubbio la volontà di nuocere dell’uomo. Una storia comunque credibile per i carabinieri di Riva, che dopo aver raccolto i necessari riscontri, hanno eseguito l’arresto.

Il fatto sarebbe accaduto giovedì nel tardo pomeriggio, in una casa isolata della valle di Ledro. Il quarantenne stava rientrando da un lungo giro in bicicletta da corsa. Dalla strada vede la donna e le si avvicina per chiederle un bicchiere d’acqua. Lei non sospetta nulla, gentilmente lo invita ad entrare in casa e una volta dentro scopre subito che l’acqua era solo una scusa. L’uomo l’afferra e la trascina verso il letto; quindi le si butta addosso con l’intenzione di obbligarla ad un rapporto sessuale.

La ledrense, che ha 38 anni, non si fa prendere dal panico, anzi riesce a mantenere sufficiente freddezza per frenare l’ardore dell’aggressore dicendogli di temere l’imminente ritorno del marito e convincendolo a rinviare l’incontro ad un momento più opportuno. Il ciclista abbocca e scrive su un biglietto di carta il proprio numero di cellulare per essere richiamato, secondo l’accordo, dopo qualche ora se il marito fosse nuovamente uscito.

Quando è certa che l’uomo si è allontanato, la ledrense esce a sua volta di casa e cerca riparo nel primo locale pubblico che incontra, una pizzeria, da dove chiama il 112.

I carabinieri intervengono con le pattuglie del radiomobiloe di Riva e della stazione di Condino. Una accompagna la donna al pronto soccorso di Arco, dove i medici riscontrano un grave stato ansioso ma nessuna lesione da aggressione; l’altra si occupa di appurare i fatti e rintracciare il presunto aggressore, del quale la trentottenne ha fornito la descrizione.

L’epilogo è presto detto. L’uomo viene trovato nella sua abitazione di Storo, portato in caserma per accertamenti e riconosciuto dalla donna. Quest’ultima formalizza una dettagliata querela (che non potrà ritirare e che è condizione fondamentale di procedibilità per reati di questa gravità). Nel frattempo i carabinieri concludono l’indagine durante la quale sentono anche diversi testimoni in valle di Ledro.

Alla luce di tutti questi elementi il procuratore capo di Rovereto, tenuto conto della gravità del fatto, ha ordinato di trattenere lo storese agli arresti domiciliari. Il processo per direttissima previsto in un primo momento è stato rinviato sembra per concedere al legale dell’indagato il tempo per svolgere un’accurata indagine difensiva.













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