Temperature su di 3 gradi entro il 2050: a rischio anche le mele

trento. Mele coltivate sempre più “in alto” e sostituite da nuove coltivazioni. Fenomeni meteo disastrosi (come quello di ottobre) come “nuova normalità”. Conflitti e migrazioni di massa, alla...


Fabio Peterlongo


trento. Mele coltivate sempre più “in alto” e sostituite da nuove coltivazioni. Fenomeni meteo disastrosi (come quello di ottobre) come “nuova normalità”. Conflitti e migrazioni di massa, alla ricerca di temperature più clementi. È un quadro fosco quello dipinto da Andrea Giuliacci, fisico, meteorologo e climatologo, nell'incontro “Non c'è un pianeta B” promosso dai Verdi europei presso l'Hotel America, con il parlamentare europeo Marco Affronte, che ha sottolineato le responsabilità dell'uomo: «Bisogna rendere operativi gli accordi di Parigi per fermare l'inquinamento, che sta all'origine del “global warming”».

I nubifragi saranno la norma

In Trentino la temperatura media annuale è aumentata di 1,5 gradi negli ultimi 40 anni, con un aumento di 0,39 gradi al decennio. «Può sembrare poco, - analizza Giuliacci - Ma è tantissimo, perché si tratta di medie annuali». L'aumento del calore in atmosfera coincide con l'aumento dei fenomeni estremi, spiega il fisico: «Il calore è il carburante con cui si nutrono i fenomeni atmosferici, questo porta a piogge e venti più rari, intensi e distruttivi». Le conseguenze si sono concretizzate nel maltempo di ottobre: «È stato un fenomeno fuori dell'ordinario, perché venti di forza-uragano hanno spazzato contemporaneamente diverse regioni, segno che non si è trattato del solito episodio localizzato».

Meno ghiacciai e mele sempre più in alto

Una delle conseguenze più evidenti dei cambiamenti climatici è il ritiro dei ghiacciai, spiega Giuliacci: «In Trentino la superficie dei ghiacciai si è ridotta del -33% rispetto alla rilevazione del 1962. Il numero dei ghiacciai è aumentato, passando da 91 a 115, perché i ghiacciai si spezzettano». Il clima influenza anche l'agricoltura, che va incontro a cambiamenti drastici: «I meli vanno spostati sempre più in alto per garantire la stessa redditività. Ogni dieci anni occorrerà spostare di 100 metri più in alto la coltivazione delle mele per ritrovare le stesse condizioni climatiche». Servono politiche di adattamento, sostiene Giuliacci: «Anche se smettessimo domani di inquinare, il pianeta impiegherebbe uno o due millenni a smaltire i gas serra accumulati. Il surriscaldamento globale è una realtà con cui fare i conti, pensando all'introduzione di coltivazioni più resistenti alle nuove condizioni climatiche».

Temperature su di 3 gradi

Attraverso programmi informatici che simulano il comportamento dell'atmosfera, gli studiosi sono riusciti a ipotizzare come cambierà il clima nel corso del secolo. «Il pianeta diventerà ancora più caldo, - spiega Giuliacci - Con un aumento compreso tra gli 1,5 e i 4 gradi. Tutti sono d'accordo che dobbiamo stare sotto i 2 gradi, altrimenti i cambiamenti saranno irreversibili». Anche il versante sud delle Alpi, e dunque il Trentino, vedrà un consistente aumento delle temperature: «Si prevede un incremento di altri 3 gradi entro il 2050. In Trentino ci saranno 22 notti “tropicali”, oltre i 20 gradi, una situazione che danneggia persino la salute».















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