Su Malosco sventola la Bandiera verde

Legambiente ha premiato con la consegna del vessillo l’adozione da parte del Comune del regolamento antiparassitari


di Giacomo Eccher


MALOSCO. Da ieri, sul Comune di Malosco sventola la Bandiera verde di Legambiente. Il riconoscimento è stato consegnato venerdì al sindaco Adriano Marini nel corso di un’affollata cerimonia nella sala polifunzionale.

La motivazione, riassunta dal presidente della sezione trentina di Legambiente, si lega all’adozione nel Comune noneso di un regolamento «coraggioso e lungimirante» sull’uso degli anticrittogamici in campagna, con l’introduzione, innovativa per il Trentino e in particolare nella valle dei Non, del principio extra giuridico della precauzione, poi avallato dal Tar di Trento.

A corredo della cerimonia, informale come è nello stile di Legambiente, ci sono state alcune relazioni in tema di ambiente e di salute, aperte dallo steso sindaco Marini. «Il nostro regolamento non è contro nessuno, tanto meno contro Melinda, ma la valle di Non è grande e si lasci che questo spicchio di territorio conservi i tratti della tradizione agricola che ci è stata lasciata dai nostri vecchie e che vogliamo consegnare intatta a chi verrà dopo», ha esordito il sindaco richiamando lo studio di vocazionalità dei suoli, che, su input dei Comuni dell'Alta valle, la Comunità valle di Non si è impegnata a fare in tempi brevi.

Il significato della bandiera verde (emblema che certifica il comportamento virtuoso di un’amministrazione o di un ente a tutela dell'ambiente) è stato spiegato da Maddalena Di Tolla Deflorian. «L'agricoltura è componente fondamentale dell'habitat alpino, il contadino è insostituibile presidio del territorio. Ma, per salvarsi economicamente e avere un futuro, l’agricoltura di montagna deve conservare le sue peculiarità e non omogeneizzarsi alle coltivazioni industrializzate di pianura», ha sintetizzato Di Tolla, che ha risposto a chi ha visto una contraddizione tra la consegna della bandiera verde e la recente, contestata variante urbanistica decisa dal consiglio di Malosco, che ha ampliato l’area artigianale in una zona sensibile. «La bandiera si riferisce a un atto amministrativo specifico (il regolamento antiparassitari), non è una valutazione di carattere generale», ha detto, e si augurata un dialogo con la famiglia di Gabriele Calliari (in sala il figlio Marco, consigliere comunale all'opposizione), che ha prodotto i ricorsi contro il regolamento di Malosco, prima al Tar e ora al Consiglio di Stato, perché «l'ambiente salubre è nell'interesse di tutto».

Complimenti a Malosco sono arrivati da Davide Sabbadin (Legambiente Veneto), che ha parlato dei residui di pesticidi che attraverso i prodotti coltivati arrivano nel piatto, e dal contadino di Spormaggiore Marco Osti. «Trent'anni fa, Spormaggiore era come Malosco adesso, poi hanno fatto l'irrigazione e più di metà dell’estimo coltivabile (150 ettari) è stato comperato dai nonesi della bassa valle che hanno piantato mele», ha detto illustrando la sua azienda biologica dove si pratica la biodiversità. Assente per influenza la relatrice forse più attesa, l’oncologa Patrizia Gentilini, membro del Comitato nazionale dei Medici per l'ambiente. Ha promesso che verrà a Malosco in un’altra occasione e intanto la sua relazione è stata letta da Valentina Nesler, assessore comunale alla cultura.

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