Spesa sanitaria, 62 milioni per le cure fuori provincia

È il costo della mobilità passiva, ma il saldo migliora e scende a 13,6 milioni Zeni: «La quota più alta per trapianti e ricoveri in reparti ad alta specializzazione»



TRENTO. Per la mobilità passiva, ovvero le prestazioni erogate a pazienti trentini che sono andati a farsi curare fuori dal Trentino, la Provincia continua a spendere moltissimo: 62,6 milioni di euro nel 2015 contro i 61 milioni del 2014 e i 62,8 del 2013. Il saldo negativo della mobilità sanitaria nel 2015 è però migliorato, scendendo da un passivo medio di 16-17 milioni degli ultimi anni a 13,6 milioni. Un miglioramento dovuto al fatto che la mobilità attiva - ovvero il flusso di fondi in entrata per prestazioni erogate sul territorio di competenza a pazienti di altre regioni - che storicamente si attestava attorno ai 45 milioni di euro, nel 2015 è salita a 49 milioni.

Sono i dati che l’assessore alla salute Luca Zeni ha fornito nella risposta a un’interrogazione del consigliere provinciale Claudio Civettini (Civica Trentina).

Zeni specifica che del saldo negativo di 13,6 milioni, una quota significativa va attribuita alla cosiddetta mobilità «necessitata» per i trapianti di organo e per i ricoveri in reparti di altissima specializzazione che non sono presenti in provincia di Trento (cardiochirurgia pediatrica, unità spinale, grandi ustioni, nefrologia per abilitazione ai trapianti di rene, oncoematologia pediatrica, neurochirurgia pediatrica, nefrologia e urologia pediatrica) e che richiedono ampi bacini di utenza: queste due voci hanno inciso nel 2015 rispettivamente per oltre 4 milioni e per 1,9 milioni. C’è poi da considerare la quota di mobilità sanitaria dei cittadini residenti nel Primiero che gravitano sull’ospedale di Feltre e costano circa 2-3 milioni all’anno.

A pesare per il 76%, vale a dire 47,5 milioni, sono i ricoveri .

Se il saldo negativo è migliorato, spiega l’assessore, si deve anche al fatto che dal 2014 la Provincia di Bolzano ha l’obbligo di applicare le tariffe nazionali anziché quelle provinciali (più alte) che aveva applicato dal 2011.

Un nodo da affrontare per ridurre la mobilità passiva è quello delle strutture private che hanno condizionato i flussi di pazienti: con l’intesa del dicembre 2014 con le strutture accreditate, la Provincia ha tolto il tetto per i pazienti extraregionali agli ospedali privati che senza questo vincolo hanno migliorato la propria mobilità attiva.

Quanto al Centro di protonterapia di via al Desert, le cui cure sono state da poco inserite nei Lea (i livelli essenziali di assistenza finanziati dal servizio sanitario nazionale) Zeni conferma che all’Azienda sanitaria è stato dato mandato di fare tutto il possibile per mettere a regime la capacità di cura del centro ma anche le attività di ricerca e cliniche attraverso collaborazioni nazionali e internazionali con centri di ricerca e università.

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