Spaccio e richiedenti asilo condanne per 105 anni 

Operazione “Bombizona”. In 34 (su 54) hanno scelto la strada dei riti alternativi: dovranno  pagare multe per oltre 400 mila euro. In Trentino l’indagine aveva riguardato otto profughi



Trento. Sommando patteggiamenti e abbreviati, si arriva a 105 anni di carcere. A tanto sono stati condannati 34 fra richiedenti asilo nigeriani e trentini entrati nella rete dell’operazione “Bombizona” della squadra mobile sullo spaccio di droga. Altre trenta sono stati rinviati a giudizio e per non (a differenza di chi ha scelto riti alternativi) la contestazione riguarda ancora l'associazione delinquere finalizzata alla spaccio.

Le pene sono diversificate. Quelle più pesanti, sono state per i quattro che hanno scelto l’abbreviato, tutti condannati a sei anni. Per gli altri si va da 10 mesi a tre anni. Pesanti che le multe che, sommate, arrivato a superare i 400 mila euro.

L’indagine - coordinata dal sostituto procuratore Davide Ognibene - aveva riguardato in tutto 54 persone e da Trento era arrivata a toccare Verona, Vicenza e Ferrara. In provincia erano stati otto i profughi raggiunti dal provvedimento alcuni dei quali rientravano ancora nei progetti d’accoglienza della Provincia. La “testa” dell’ organizzazione si divideva fra Trento, Vicenza e Verona. La droga arrivava dall’ Olanda sulla piazza di Ferrara; da lì partiva per le altre province. Non solo nelle piazze della città di Trento, lo spaccio avveniva anche fuori dagli edifici scolastici. Rigida anche - in base ai risultati investigativi - l’organizzazione dello spaccio. C’erano i “piccoli” venditori di strada, c’erano madri incinte con i figli al seguito e c’erano i pendolari del commercio della droga. Venivano in treno dalle altre province, raggiungevano le piazze trentine e poi, ad una certa ora, se ne andavano. L’organizzazione fidelizzava il consumatore, soprattutto il tossico dipendente. In cambio di metadone, la droga veniva ceduta ed il metandone rimesso sul mercato. La rete dei clienti veniva gestita tramite Whatsapp.

Oltre 7 i chili di stupefacenti sequestrati; 4000 dosi di eroina; 50 di coca; 30100 dosi di cannabis.

Dagli accertamenti di questa indagine, sono poi partiti altri filoni che hanno portato ad arresti anche recentemente. I fili sono stati seguiti dai poliziotti che hanno individuato diversi canali di approvvigionamento con dei rapporti diretti fra chi gestiva lo spaccio sulla piazza di Trento e chi agiva invece nelle province limitrofe. Con il treno che sarebbe il mezzo di trasporto preferito, forse perché si ritiene che sia più facile fuggire ai controlli, e una servizio di messaggistica come quello di WhatsApp che viene utilizzato per fissare gli incontri con i consumatori finali.













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