politica

Sondaggio segreto nel Pd scoppia la bufera

Commissionato ad agosto sui sindaci di Trento e Rovereto, la segretaria lo tiene chiuso a chiave. È costato 15 mila euro, ma ora è scontro su chi deve pagarlo


di Chiara Bert


TRENTO. Scoppia la bufera in casa Pd sul sondaggio segreto, o meglio «secretato», che ha per oggetto le prossime comunali 2015 a Trento e Rovereto, dove i candidati sindaci saranno - salvo improbabilissime sorprese - Alessandro Andreatta e Andrea Miorandi, entrambi sindaci in carica, entrambi Pd.

Sondaggio commissionato lo scorso agosto alla società Quaeris market& social research di Treviso, ma al quale nessuno nel partito ha ancora avuto accesso, perché il report lo tiene la segretaria provinciale Giulia Robol, che al momento non ha nessuna intenzione di divulgarlo. A far esplodere il caso è stata la fattura arrivata nei giorni scorsi: 15 mila euro. A cui è seguita una domanda non peregrina: chi paga? Il partito, parrebbe ovvio. Ma proprio ovvio non è. Visto che il tesoriere, in assenza di una votazione del coordinamento che autorizza il sondaggio, sembra abbia proposto di detrarlo dalle spese della campagna elettorale dei circoli cittadini. I quali però non ne vogliono sapere, e chiedono che a pagare il conto sia il Pd provinciale.

La segretaria Giulia Robol è nel mirino dell’opposizione interna per scarsa trasparenza: i sostenitori di Elisa Filippi sono insorti protestando che il sondaggio non è mai stato autorizzato dagli organi del partito.

La storia comincia a giugno, quando - racconta la segretaria cittadina di Trento Elisabetta Bozzarelli - «al mio coordinamento ho proposto di fare un sondaggio non sul gradimento di Andreatta, ma sui temi che riguardano la città, per capire quali sono le questioni più sentite e i problemi». La proposta passa con 24 voti favorevoli e un pugno di contrari. Bozzarelli si attiva con la segretaria provinciale, e lo stesso fa Fabiano Lorandi segretario a Rovereto. Si lavora ad una rosa di domande, dai temi più caldi - la sicurezza a Trento, la viabilità a Rovereto - per continuare con le circoscrizioni, il sociale, e altri argomenti cittadini. Nessun voto ai sindaci, di cui viene però sondata la popolarità («Come si chiama il sindaco della tua città?») e la fiducia nel futuro delle amministrazioni in carica.

Quando la segretaria Robol ne parla in coordinamento, in estate, c’è chi obietta che non servono sondaggi, visto che i due sindaci Pd sono avviati verso la ricandidatura. «Ma evidentemente non per tutti era così», c’è chi maligna oggi, avvalorando la tesi che Robol a Rovereto, e Vanni Scalfi a Trento, fossero personalmente interessati al gradimento di Miorandi e Andreatta per sostituirli con altri candidati (il nome di Robol era in effetti circolato tra i papabili, pur sempre smentito dall’interessata).

Fatto sta che la commissione del sondaggio non viene votata, ma la segretaria va avanti, il sondaggio viene realizzato e nessuno ne sa più nulla fin quando non arriva la fattura. Alla richiesta di condividere i risultati, Robol risponde che «il sondaggio è uno strumento ad uso interno che non va dato in pasto alla stampa». E quindi resta top secret. «Ho chiesto di vederlo», conferma Bozzarelli, «la segretaria mi ha detto che mi farà avere un appuntamento con la società e quando avrò i risultati li condividerò con il mio coordinamento, che li reclama». «Per le spese mi auguro che non vengano detratte dal budget della campagna elettorale, se avessi saputo avrei detto assolutamente di non farlo».

Da parte sua, Robol prova a smorzare i toni, dopo giornate di scambi feroci via email: «Nessun sondaggio segreto, e non è sui sindaci ma sui temi per capire cos’è stato fatto di buono e di meno buono. Le domande sono state concordate con gli stessi sindaci». «Il report è arrivato di recente, non c’è stato modo di condividerlo. Nessuno me l’ha chiesto in coordinamento, e comunque è giusto che prima lo veda chi l’ha chiesto, i segretari dei due circoli cittadini». Chi pagherà? «È stato voluto come strumento di lavoro per migliorare e verrà pagato. Se si vuol fare polemica si faccia, ma forse sarebbe meglio lavorare per le prossime comunali».













Scuola & Ricerca

In primo piano