«Simone, un ragazzo d’oro che aiutava tutti»

A Ronchi silenzio e lacrime per la morte di Simone Casagrande. «Pompieri, Pro Loco, volontariato: c’era sempre, per tutti»


di Marika Caumo


RONCHI VALSUGANA. La speranza a cui tutti si erano aggrappati si è spezzata nel primo pomeriggio, quando è giunta la notizia che Simone non ce l'aveva fatta. Lasciando la comunità impietrita dal dolore, incapace di trovare una risposta a questa tragedia. Già perché Ronchi è un piccolo paese di poco più di quattrocento anime, sparse tra i vari masi, dove tutti si conoscono. Ma, a differenza di altre, altrettanto piccole, è anche una comunità molto unita: tutti si danno da fare nei gruppi e nelle associazioni. Era così anche per Simone, che aveva seguito l'esempio di papà Michele, da sempre nel corpo dei vigili del fuoco volontari, di cui è stato comandante fino a sei anni fa. Anche Simone era entrato nei pompieri come allievo e da poco era diventato vigile effettivo. Lo scorso febbraio aveva festeggiato i 18 anni. «Un ragazzo speciale, amato da tutti nel paese, un ragazzo pieno di vita, dall'immensa generosità. Ha sempre dato il massimo aiutando chi ne aveva bisogno» spiega un’amica. Le sue passioni? «Come tutti i ragazzi della sua età amava le moto. E le escursioni sulle nostre montagna», ricorda il sindaco Giancarlo Colla. «Simone era uno che non si risparmiava mai, volonteroso. Se qualcuno aveva bisogno d'aiuto, c'era sempre». Una disponibilità a 360 gradi la sua: «Quando c'era da montare qualche tendone o garantire la sicurezza dei pedoni nelle manifestazioni, era sempre tra i primi a rendersi disponibile. Uno in gamba, senza grilli per la testa» conclude Colla. «Era dentro la vita sociale del paese. Dai pompieri alla Pro Loco, alle varie associazioni, alla chiesa. Uno di quelli che, nonostante la giovane età, tirava il carro. Un ragazzo solare, tranquillo, che si affacciava ora alla vita» ricorda l'ex sindaco e vicepresidente della Comunità, Carlo Ganarin.

Simone era legatissimo alla sua famiglia, che lo adorava. «Lui per loro è tutto e viceversa». Con la sorella maggiore Eliana in particolare c'era un legame speciale: con lei condivideva tutto. Per mamma Dilva, casalinga, e papà Michele, dipendente del Centro Pietra di Scurelle, era un ragazzo modello. Il loro orgoglio. Viveva con loro a Trozzo, poco lontana dal centro del paese.

Era anche molto credente, aveva fatto il chierichetto e anche recentemente, quando mancavano i ragazzi più piccoli, non mancava di dare la propria disponibilità per le celebrazioni. Amava i bambini e gli animali. Ed aveva la morosa.

A scuola frequentava il quarto anno del liceo tecnologico all'Istituto Degasperi di Borgo ed ogni estate, appena terminate le lezioni, andava a fare la “stagione”, a raccogliere piccoli frutti, per tirar su qualche soldo e rendersi indipendente.

«Un ragazzo semplicemente d'oro e con la testa sulle spalle. Sorrideva sempre alla vita. Ci è stato tolto un pilastro del nostro piccolo paese».













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