Si converte per amore, ma picchia la moglie

Un trentino di 41 anni condannato per maltrattamenti per aver abusato della giovane moglie marocchina e per averla chiusa a chiave in casa



TRENTO. Per amore della sua ragazza marocchina si era convertito all’Islam. Aveva anche cambiato nome e si faceva chiamare Karim. L’aveva sposata con rito islamico e le aveva anche comprato un appartamento dove la giovane aveva organizzato uno studio estetico. Diceva di essere innamorato perso. Peccato, però, che secondo la ragazza avesse attenzioni morbose e fosse eccessivamente geloso. Per questo motivo, un trentino di 41 anni è finito sotto processo con accuse da far tremare i polsi: sequestro di persona, maltrattamenti, estorsione e danneggiamento. Alla fine, grazie alla difesa dell’avvocato Giuliano Valer, l’uomo è stato assolto dalle accuse più gravi, ovvero, sequestro di persona e estorsione, ma è stato condannato a dieci mesi di reclusione per danneggiamenti.

La sua è una storia davvero particolare. Secondo la ragazza, l’uomo el chiedeva in continuazione soldi e si faceva mantenere da lei. La donna ha anche detto che quando lei chiedeva per quale ragione lui volesse i sldi che le chiedeva, lui reagiva violentemente e con rabbia, tirandole i capelli e tirandole addosso degli oggetti. Non solo, la picchiava con calci e pugni. In una di queste occasioni, la giovane donna sarebbe dovuta fuggire di casa rifugiandosi da sua sorella. Altre volte, l’uomo l’avrebbe insultata e ingiuriata. Ma la cosa più pesante era che l’uomo la domenica e il lunedì, quando la ragazza non lavorava, la rinchiudeva a chiave in casa. Da qui l’accusa di sequestro di persona. La giovane donna era costretta a restarsene da sola nell’appartamento al quarto piano, chiusa a chiave. L’avvocato Valer, però, è riuscito a dimostrare che la donna aveva sempre con sé il telefonino cellulare. Per questo motivo non era ipotizzabile l’accusa di sequestro di persona, visto che avrebbe potuto farsi aprire in qualsiasi momento e anche chiedere aiuto. In un caso, l’uomo avrebbe costretto la moglie a sottoscrivere una fidejussione bancaria a garanzia del mutuo stipulato con la banca per l’acquisto del centro estetico. Ma anche questa accusa è caduta perché l’appartamento in questione è poi stato intestato alla ragazza. Questa situazione pesante sarebbe andata avanti dalla seconda metà del 2005 al novembre 2007. Poi la donna si è decisa a presentare denuncia. Nei giorni scorsi. si è tenuto il processo abbreviato e il giudice Michele Maria Benini ha condannato l’uomo per maltrattamenti e danneggiamenti.

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