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Sgomberati dall’ex Sloi: «Viviamo per strada e abbiamo paura»

Alcuni romeni, dediti all’elemosina, cacciati dalla baraccopoli senza nessun piano di accoglienza alternativo: «Il mondo notturno trentino dei senzatetto è diventato violento. I posti dove andare a ripararsi sono tutti controllati e per chi come noi arriva all’improvviso non c’è spazio»

IL CASO. Trento, l’altra faccia dello sgombero della baraccopoli


Daniele Peretti


TRENTO. Sgomberati senza nessun piano di accoglienza alternativo alla baraccopoli che nell’area ex Sloi ospitava una quindicina di romeni dediti all’elemosina. L’insediamento abusivo - accusano - è stato tollerato per anni fino a quando il terreno non è entrato nella sfera di interesse del bypass ferroviario e quindi abbattuto.

Dal 31 ottobre sono tutti in mezzo alla strada e non è vita facile. Vero?

Il mondo notturno trentino dei senza tetto è diventato violento. I posti dove andare a ripararsi sono tutti controllati e per chi come noi arriva all’improvviso non c’è spazio. Girano anche coltelli ed abbiamo paura.

Che soluzioni avete trovato?

Dormiamo dove possiamo, ma sotto l’acqua, siamo bagnati e non abbiamo la possibilità di cambiarci. Nelle nostre stesse condizioni si trovano anche i cani.

Avete recuperato le vostre cose?

Poco perché hanno abbattuto tutto e la nostra roba è finita per terra sotto l’acqua. Per fortuna che qualcuno ci ha regalato qualche coperta ed anche i cappottini per i cani.

Per trovare una sistemazione il problema sono i cani per i quali qualcuno ne avrebbe consigliato l’abbandono, cosa però impossibile perché sono microcippati e quindi sarebbero restituiti nel giro di qualche ora. Un’opportunità ci sarebbe alla Bonomelli dove è prevista in numero limitato, l’ospitalità anche per i cani; bisogna però mettersi in lista e la disponibilità non è immediata.

Del gruppo qualcuno potrebbe essere rientrato nell’area ex Sloi come testimoniano alcuni residenti di via Maccani, ma il problema resta. Si è trattato di uno sgombero senza nessun progetto alternativo, pur per gente abituata a vivere ai margini della città, ma non senza un punto di riferimento. Come possibilità abitativa sarebbe bastato anche un vecchio capannone. Ma al di là di tutte le difficoltà per trovare un accordo con i senza tetto, ci sarebbe voluto qualcosa oltre la sola prova di forza. 













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