Sgarbi: «Alle Albere la mia collezione»

Il critico d’arte: la chiusura dell’ex villa Madruzzo è una cosa gravissima, a breve incontrerò il governatore Ugo Rossi


di Giuliano Lott


TRENTO. Da antico frequentatore di palazzo Albere, Vittorio Sgarbi si indigna per il presente della cinquecentesca residenza dei Madruzzo soffocata dal nuovo quartiere disegnato da Renzo Piano e soprattutto per il mancato utilizzo di quella che era stata per anni la “gamba trentina” del Mart e che a tre anni e mezzo dalla chiusura non ha ancora una destinazione.

Professor Sgarbi, cosa pensa di questa chiusura coatta delle Albere che ormai si trascina da anni?

Come ho già avuto modo di dire in numerosi incontri pubblici, è una cosa gravissima. Oltre tutto, palazzo Albere, per le sue qualità architettoniche, doveva avere attorno una zona di rispetto che ne valorizzasse le caratteristiche di edificio storico. Invece, presi dalla frenesia della contemporaneità, gli amministratori trentini si sono omologati al clima nazionale e hanno costruito un quartiere orrendo, e soprattutto il Muse, a ridosso del palazzo.

Lei ci era stato più volte, quando le Albere ospitavano l’Ottocento trentino.

Si parla di trent’anni fa, quando ero giovane. Passavo dalle Albere almeno tre volte l’anno, ho potuto vedere Segantini, Moggioli, Bonazza...la direttrice Gabriella Belli aveva iniziativa e sapeva fare il suo mestiere. Infatti è riuscita a fare bene anche in una fogna come Venezia. Il Mart non è una bella architettura, ma ha comunque una sua forza. Oggi però quel legame tra Mart e Albere è perduto per sempre.

Sta dicendo che la vocazione di palazzo Albere deve cambiare in maniera radicale? Lo sa che in questi anni si sono ipotizzate le destinazioni più disparate? Museo dell’autonomia, sede della Quadreria provinciale, casa della cultura, nuova sede della galleria civica...

È inutile ormai pensarlo come un museo in più, non sono più gli anni in cui si possa mantenere un’ulteriore struttura museale. E non si può nemmeno venderlo a un privato. Io almeno non lo comprerei mai, vicino com’è a quella schifezza del Muse. L’unico impiego che potrebbe avere un senso, così com’è ora, è diventare una sede del Muse stesso. Cioè attraverso un percorso obbligatorio, o in ingresso o in uscita dal museo delle scienze, trovare un’idea per trasformarlo da luogo d’arte a luogo di scienza, sfruttando l’oppressione del quartiere moderno in ossigeno per una cosa nuova. Ne parlerò con il vostro presidente, che mi ha chiesto un appuntamento.

Chi? Ugo Rossi, presidente della Provincia?

Certo. Credo che ci vedremo in giugno. Ma ora che ci penso, un’idea per palazzo Albere ce l’ho.

Di cosa si tratta?

Io ho una vasta collezione di arte antica, sono circa trecento opere di periodi diversi, e mi piacerebbe poterla esporre in modo da poterla godere nella sua interezza.

La collezione Sgarbi a palazzo Albere?

Perché no? Ho anche dei Bonazza, oltre a Tiepolo, Cagnacci e altri. Sarei lieto di essere utile al Trentino, ho un’alta concezione della vostra autonomia, altro che l’Alto Adige. Siete l’unica regione italiana seria, capace di amministrare.

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