Sevizie all’operaio cinese che voleva  2 anni di arretrati

Trento. Colpito più volte al viso con una torcia, minacciato con una pistola, poi legato e picchiato selvaggiamente all’interno di una baracca. L’unica colpa di Hu Xupai, lavoratore cinese dipendente...



Trento. Colpito più volte al viso con una torcia, minacciato con una pistola, poi legato e picchiato selvaggiamente all’interno di una baracca. L’unica colpa di Hu Xupai, lavoratore cinese dipendente della Balkan Porfidi e della Costruzioni srl, era stata quella di pretendere che arretrati di ben due anni di lavoro - per oltre diecimila euro - gli venissero finalmente pagati. Il pestaggio subito, avvenuto nel dicembre del 2014 e per il quale sono stati condannati in via definitiva tre cittadini macedoni, torna nelle carte dell’operazione “Perfido”, anche perché uno degli autori della violenza - Arafat Mustafa - risulta oggi coinvolto nell’indagine e ritenuto il braccio armato della locale ‘ndrangheta nonché presunto responsabile di atti intimidatori a danno di altri imprenditori, debitori e lavoratori. Xupai viene sorpreso nel tardo pomeriggio del dicembre 2014 all’interno della cava Dossi di Lona Lases da Mustafa e Selman Hasani: l’operaio cinese aveva un appuntamento con la terza persona, Bardul Durmishi, sulla carta suo datore di lavoro, per cercare di ottenere gli arretrati accumulati negli ultimi due anni. I ritardi nei pagamenti e la condizione di sfruttamento, dalle carte, appaiono una costante anche in altri rapporti di lavoro instaurati dalle ditte coinvolte con la manodopera, prevalentemente straniera. Non vedendo nessuno, Xupai, forse sentendosi preso in giro per l’ennesima volta, danneggia una delle macchine cubettatrici e si nasconde sotto una tettoia. Scoperto da Mustafa, viene minacciato con una pistola a tamburo e colpito al volto ripetutamente con una torcia. Hasani, invece, lo morde alla coscia sinistra e lo colpisce alla gamba con una torcia. Fatto rinvenire con una secchiata d’acqua, Xupai viene legato e trascinato nel prefabbricato adibito a ufficio, dove poi arriva anche Durmishi, e viene picchiato selvaggiamente con calci, pugni e un pezzo di ferro. Dopo circa un’ora sono gli stessi aguzzini a far avvisare i carabinieri di Albiano che indicano l’operaio come l’autore del danneggiamento. I militari trovano l’uomo ancora legato all’interno della baracca, ma le sue condizioni non lasciano dubbi: come si legge dai verbali, Xupai «presentava una vistosa tumefazione allo zigomo sinistro, occhi chiusi, una piccola ferita alle labbra, visibilmente bagnato e con le mani legate con una verosimile corda di colore giallo. Tale persona si trovava seduta su una sedia in plastica, ancora cosciente in quanto si sentiva il respiro». Purtroppo, secondo gli investigatori, che negli atti dell’indagine riportano vari episodi dai quali emergono più casi di sfruttamento dei lavoratori, l’aggressione subita da Xupai «ha certamente esercitato efficacia intimidatoria nei confronti degli altri dipendenti sfruttati, così inducendoli a continuare ad accettare i soprusi dei datori di lavoro, che facevano anche pesare la minaccia della sicura perdita dell’occupazione e del mancato pagamento dei crediti di lavoro». V.L.















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