Serodoli, le Funivie non si arrendono

Il direttore della Società Campiglio, Bosco, interviene sull’ampliamento: «Decisione rinviata, la giunta dovrà affrontarla»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. “Serodoli, resti Serodoli”. Dicono gli ambientalisti. Lo stesso concetto, in modo più pilatesco, lo ha espresso la giunta provinciale, che al riguardo ha dichiarato: «Essendo il Pup competente in materia, al momento non è all’ordine del giorno». Un concetto che, dal punto di vista formale, non fa una grinza. Ma, che di fatto rinvia, nella migliore delle ipotesi, una decisione sull’argomento alla prossima legislatura. A dopo il 2020.

Le Funivie di Campiglio sono meno diplomatiche della presidente della Comunità delle Giudicarie, Patrizia Ballardini. E per bocca del loro direttore Francesco Bosco ribadiscono, con forza, la loro posizione in materia, rilevando che “prima o poi” l’argomento dovrà essere preso di petto dalla Provincia che sostanzialmente non può continuare a con la politica dello struzzo. «Ne prendiamo atto – dice il presidente Bosco – ma, sinceramente, ci attendevamo un approccio diverso. Anche se non oggi, la Provincia dovrà affrontare l’argomento e dire chiaramente ciò che pensa in materia. Prima o poi, è una domanda che la politica dovrà porsi».

Il direttore delle Funivie di Madonna di Campiglio, appena uscito da un summit con il nuovo presidente Collini (che è “esattamente sulla stessa mia linea”, dice Bosco), non nasconde la delusione per le notizie che arrivano da Trento, e affronta l’argomento sia dal punto di vista occupazionale che ambientale. «Serodoli – dice – è indispensabile per la skiarea di Madonna di Campiglio, indipendentemente dal collegamento con la valle di Sole». E l’interrogativo che bisognerà porsi, spiega il direttore degli impianti, è se si vuole, o no, campare di turismo.

Ormai il bacino sciistico è saturo. E quindi è necessario trovare degli sbocchi. «E non è vero che è possibile puntare su uno sci alternativo. Perché, il turismo alternativo non esiste». Ciaspole o scialpinismo, spiega il responsabile degli impianti, sono solo complementari. «Non lo diciamo noi - spiega - ma il mercato, soprattutto quello internazionale.“E poi – sbotta – siamo stanchi di essere considerati gli Unni della situazione. Abbiamo dimostrato che, dove ci sono le funivie c’è anche la cura dell’ambiente. Perché siamo i primi ad aver capito che il turista vuole anche le bellezze ambientali. E noi facciamo di tutto per conservarle. Siamo i primi ad essere consapevoli che non è possibile fare turismo senza ambiente». È un fiume in piena, Bosco: «Basta guardare i disastri ambientali di quest’inverno. Territorio dissestato. Sentieri impraticabili», argomenta. «Ma, non dove ci sono gli impianti. Perché, siamo i primi ad aver cura del territorio». Per non parlare del settore occupazionale. «Vuol vedere il plico di richieste di occupazione che ho sulla mia scrivania? Anche la Giunta provinciale dovrà pur occuparsi di quest’aspetto». «Il turismo –conclude Bosco – è uno dei pochi, se non l’unico, settore trainante. Qualcuno si dovrà pur porre il problema. Procrastinare, e basta, non serve a nessuno».













Scuola & Ricerca

In primo piano