Scuolabus, la Provincia corre ai ripari

Si lavora al «piano B»: proroga tecnica o ricorso a Trentino Trasporti. Bettega del Cta: «Basta acqua alla gola»



TRENTO. Mentre la Provincia cerca di correre ai ripari per garantire il servizio da settembre, serpeggia la preoccupazione e la rabbia tra i titolari delle oltre 130 aziende del Consorzio trentino noleggiatori, che rischiano di veder sfumare l’appalto da 83,7 milioni di euro loro assegnato per il servizio di scuolabus provinciale. A causare questa nuova tempesta nel settore la notizia, data ieri dal “Trentino”, che i titolari di due delle aziende che fanno parte del Cta avrebbero precedenti penali non dichiarati. Un motivo che potrebbe portare all’annullamento dell’appalto - ora sotto la lente d’ingrandimento dell’Apac, l’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti - se il Consorzio non riuscirà a produrre entro dieci giorni delle controdeduzioni convincenti e tali da impedire un esito che metterebbe a dura prova anche l’organizzazione del servizio.

La Provincia, da parte sua, fa sapere che non lascerà nessuno studente a piedi e a settembre gli scuolabus saranno in funzione. Come sempre. Due le soluzioni al vaglio: l'eventuale proroga tecnica, che deve essere naturalmente accettata da chi svolge il servizio (lo stesso Cta), o l'incremento dei servizi di trasporti svolti in parte già da Trentino Trasporti (un milione di chilometri percorsi sui circa 5 milioni totali).

Un “piano B” quindi ci sarebbe, fermo restando che non è ancora noto l'esito della procedura avviata da Apac, che potrebbe risolversi anche con la conferma dell'aggiudicazione.

Una cosa è certa: nel caso di annullamento, i tempi ristretti impediranno la replica della gara, che solitamente richiede un anno, anche nel rispetto del pronunciamento del Tar del 23 luglio 2015, quando fu annullato il bando sul ricorso di Trotta.

La revoca dell’aggiudicazione per il Cta avrebbe conseguenze molto pesanti: il pagamento alla Provincia della cauzione prevista, di 1,6 milioni di euro. Si potrebbe così trovare nella beffarda situazione di lavorare (in proroga), ma dovendo sborsare una cifra non certo indifferente, pari al 2% dell’importo a base di gara. Una cifra che sarebbe da dimezzare se il Cta si fosse dotato di certificazione di qualità.

Qualcuno potrebbe chiedersi se la Provincia non avrebbe fatto meglio a insistere perché il Cta conseguisse la certificazione. La risposta è che ciò non rientra fra le prerogative di Piazza Dante: il Cta, infatti, non ha obblighi verso la Provincia se non di natura contrattuale. E se è vero che il codice delle imprese prevede che le realtà che si certificano abbiano dei vantaggi, è indubbio che stia ad esse la libertà di scegliere, in piena autonomia.

Intanto la vicenda sta mettendo in forte agitazione i consorziati. Il primierotto Loris Bettega, consigliere più votato della storia del Cta, spiega: «Ho chiamato il nostro consulente in Sardegna e mi ha detto che il nostro avvocato lunedì presenterà le carte richieste. Sembra che la questione non sia grave ma si risolva. Lo spero tanto, perché naturalmente sono molto preoccupato, da consigliere e da imprenditore».

Alcune aziende che avessero rinnovato i mezzi, per adeguarsi a quanto previsto dal contratto, rischiano di restare con il cerino in mano: «Mi auguro davvero che non salti il banco», continua Bettega. «Ma con questa burocrazia non si può andare avanti. Nessuno vuol prendersi responsabilità, da entrambe le parti. Se qualcuno, dall’alto, vuole che sparisca il Cta, facciamolo sparire. Ma a me non sembra che si possa fare di tutta l'erba un fascio. Non siamo tutti bravi ma neanche tutti delinquenti: se qualcuno ha sbagliato deve pagare, se è colpa del Cta si cambi rotta. Ma non credo che per ogni appalto che assegna la Provincia ci debbano essere tutte queste complicazioni: non possiamo arrivare sempre fino all’ultimo con l’acqua alla gola. A questo punto ci assuma Trentino Trasporti. I ragazzi a scuola bisogna portarceli».(l.m.)













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