a rovereto

Scuola materna, maialino “condannato”

I genitori musulmani della struttura di via Saibanti fanno togliere il gioco perché offenderebbe la loro religione


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. C’è un maialino rosa, sorridente e paffutello che fa divertire i bambini dell’asilo. È soltanto un gioco, ma non per questo riesce ad evitare la “condanna a morte”: via quel dondolo dagli occhi e dalle innocenti tentazioni dei bambini che ci vogliono giocare perché offende la religione musulmana, via il maialino rosa perché i bambini non devono farsi contaminare da quell’animale impuro (per la religione del profeta Maometto) anche se è di plastica. E allora meglio oscurarlo con le panchine in attesa che venga rimosso.

Succede questo alla scuola materna di via Saibanti: genitori che protestano per il gioco installato nel giardino qualche giorno fa, la direzione della scuola che chiama il Comune e ne sollecita la rimozione. La scuola e i genitori che protestano vengono accontentati e, questione di giorni, addio al maialino a molla.

«Non solo i crocefissi in classe, il presepe e le festicciole di Natale vengono messe all’indice o abolite per non urtare la suscettibilità di chi crede in religioni diverse dalla nostra - tuona un genitore che contesta la scelta della scuola - ma ora si arriva a togliere un gioco perché dà fastidio, perché rappresenta un animale impuro. Ma dove vogliamo arrivare se andiamo avanti di questo passo? Giustamente ai bambini musulmani non va somministrata carne di maiale, ma impedire anche che sia vietato a loro come agli altri bambini di giocare con un maialino di plastica mi sembra una cosa incredibile e assurda...»

Il gioco in questione è un maialino in plastica sul quale i bambini possono dondolarsi grazie al supporto costituito da un molla. E come quello nel cortile della scuola d’infanzia di via Saibanti, ci sono altri “fratelli” maialini alle scuole materne di S. Ilario e alle Fucine. A far loro compagnia anche un asinello destinato, probabilmente, a sostituire il “collega” maialino messo alla porta.

«Si parla tanto di integrazione, si fanno i grandi discorsi su confronto e accoglienza e qui siamo tutti d’accordo. Ma poi - continua il genitore - si va a cedere ad una richiesta assurda. E la richiesta, a questo punto, diventa imposizione... Ma poi qui si sta parlando di un gioco che non deve diventare strumento di contrapposizione tra chi è di una religione piuttosto che di un’altra. Perché se un maialino di plastica fa paura, non ci siamo proprio...»













Scuola & Ricerca

In primo piano