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Scout trentini a piedi in Serbia lungo le rotte migranti

Il gruppo di Madonna Bianca ha percorso 60 chilometri A Belgrado i ragazzi faranno animazione ai profughi


di Pietro Malesani


TRENTO. Dopo sessanta lunghi chilometri percorsi in Serbia, il clan Trento 12 ha raggiunto la sua meta e concluso il proprio cammino. Il gruppo scout, che ha la sede a Madonna Bianca, è formato da una ventina di ragazzi tra i 17 e i 21 anni. La loro decisione di recarsi nel paese balcanico è stata presa dopo un anno passato ad approfondire la problematica sempre piú attuale delle migrazioni.

I ragazzi hanno seguito la strada che porta dalla capitale Belgrado a Novi Sad, uno dei più grandi centri del paese. Il tragitto non è casuale, bensi è un frammento della rotta balcanica, usata da migliaia di profughi ogni anno. Anche se, con la chiusura delle frontiere della Macedonia e dell’Ungheria, l’odissea dei profughi diretti nei Paesi del Nord Europa si è trasformata in un’emergenza umanitaria. E lo sgombero del campo di Idomeni in Grecia, nel maggio dell’anno scorso, conferma come l’Europa non sia in grado di dare una risposta a chi scappa dalla guerra e dalla fame.

Per gli scout, anche se è una bella fatica camminare sotto il sole e senza trovare una fontana dalla quale riempire la borraccia, non è nulla in confronto a quella provata dai migranti. Infatti gli scout si spostano portando con sé zaini comodi, vestiti leggeri e cibo abbondante, e soprattutto sanno che ad attenderli all'arrivo c'è un comodo ostello. Chi invece fugge dalla guerra o da una dittatura non può godere di tutti questi agi, ed in ogni momento potrebbe venire bloccato e rimandato nel paese da cui sta scappando.

Durante questi tre giorni di cammino, comunque, dei profughi non si è vista nemmeno l'ombra. Sarà che per loro è meglio nascondersi e che spesso preferiscono arrivare a Novi Sad marciando lungo l'autostrada, ma gli unici incontri tra i campi di girasole e di mais, secchi per il troppo sole, sono stati con i serbi. Gli abitanti locali, spesso immaginati come un popolo duro e chiuso, si sono rivelati invece cordiali e pronti a superare le difficoltà linguistiche pur di fare due chiacchiere. In Serbia gli scout non sembrano essere diffusi né tantomeno conosciuti, e così i ragazzi trentini sono diventati quasi un'attrazione per molti degli anziani abitanti dei paesini attraversati.

Ora i ragazzi sono tornati a Belgrado, dove hanno partecipato al Belgrade Routes Festival, organizzato da alcune associazioni locali assieme a delle Ong. È stato un momento di contatto tra la popolazione locale, i migranti ospitati nei pressi della città e le realtà che si occupano della loro accoglienza. I prossimi giorni saranno dedicati al volontariato: gli scout affiancheranno alcune associazioni e proporranno ai migranti corsi di inglese e momenti di svago; inoltre avranno la possibilitá di incontrare un giornalista dell’Osservatorio Balcani e Caucaso e i responsabili di alcune Ong.

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