S. Marcello a Lundo Un antico gioiello che brilla dal ’500
Ma la chiesa del piccolo centro ha origini ancora più antiche e mantiene ancora elementi di epoca paleocristiana
BLEGGIO. Nata in periodo paleocristiano e intitolata a San Marcello, in pieno Cinquecento, la parabola millenaria dota la chiesa di Lundo di un solido campanile (1545), a punta goticheggiante. Infatti, così come le origini sono avvolte nella leggenda carolingia, il campanile riporta la data esatta: 1545.
Le origini si perdono nella notte dei tempi, all'età buia delle invasioni dei Goti, e sono legate al sito di San Martino nato per ragioni di sicurezza nel cuore delle Alpi, baluardo a difesa dell'ultimo lembo di mondo romano su una linea avanzata che dalla Vallagarina raggiunge i contrafforti del Brenta: il tutto per fermare i barbari e poi, mutato lo scenario, per mantenere aperte le Alpi verso la pianura Padana e verso Roma agli imperatori, ai mercanti e ai pellegrini del Sacro Romano Impero.
In questo contesto la chiesa di San Marcello, sebbene sia menzionata la prima volta solo nel 1537, denota un'antichissima origine: i reperti di età barbarica la fanno risalire sicuramente all'età paleocristiana, primo fra tutti il bellissimo fregio del ciborio una volta murato sopra il portale di ingresso alla chiesa, ora ricollocato all'interno della chiesa.
La facciata presenta caratteristici spioventi terminanti con orecchie laterali, portale a luce rettangolare, finestra a lunetta e oculo. Lungo il fianco sinistro, gradinato, si innesta il campanile in pietra a vista, con bifore a luci rettangolari nella cella e tetto piramidale ottagonale. A destra, invece, si aprono due finestre a luce rettangolare e si trova la sacrestia. Particolare importante per la storia dell'arte trentina (lo cita espressamente il Rasmo), l'archetto di marmo ritenuto tradizionalmente il coronamento di un ciborio, edicola in funzione di tabernacolo, recentemente viene spiegato da Enrico Cavada come l'archivolto di una pergula o loggetta tipica dell'età carolingia. Sicuramente un segno paleocristiano corrispondente a simili fregi Oltralpe o sulla sponda adriatica: nel 1923 l'archetto era già stato rinvenuto, infatti il 10 dicembre 1923 il curato chiede alla Curia Vescovile l'autorizzazione a vendere all'Ufficio Belle Arti l'arco di ciborio ottenendo un chiaro rifiuto. L'archetto preromanico è di particolare importanza, anche perché si tratta di un unicum in Trentino. La scultura, a rilievo piatto, rappresenta una treccia e cani correnti nell'archivoltino, una croce nel timpano formata dalla treccia e tra altri motivi a intreccio due rosette in alto. Assegnato all'VIII secolo, il prezioso pezzo proviene certamente da una chiesa paleocristiana che doveva sorgere a Lundo o nei dintorni, affine alle sculture paleocristiane delle prime chiese cristiane.
Inoltre il titolo (San Marcello) fa risalire la costruzione al periodo paleocristiano, come sostiene Claudio Salizzoni. Pertanto va considerata come una chiesa exaugurale, cioè riconsacrata al culto cattolico dopo essere nata come chiesa ariana, intitolandola a San Marcello, uno dei primi Papi santificati, martirizzato nella persecuzione di Massenzio.
Nonostante tutte le ricostruzioni, la chiesa conserva intatte le proprie radici paleocristiane con l'unica aggiunta del solido campanile cinquecentesco cuspidato, abbellito dai 4 pilastrini sommitali e le finestre bifore con colonnine di granito.
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