Rsa di Povo, per protesta porta il cibo al sindaco

La protesta dei familiari degli ospiti della casa di riposo: «È immangiabile»


Chiara Bert


TRENTO. Carciofi (crudi) e uovo sodo (troppo cotto). Alla Rsa di Gabbiolo domenica sera molti ospiti hanno rinunciato alla cena. Non solo: il secondo, in una ciotola, è finito a palazzo Thun. Destinatario: il sindaco Andreatta. Una protesta insolita per richiamare l'attenzione sulla scarsa qualità del cibo servito ai pasti. Sotto accusa l'appalto della ristorazione a una ditta esterna.

L'idea è venuta a Casimira Grandi, docente a Sociologia, che alla casa di riposo di Gabbiolo ha la madre ospite da quasi 3 anni. Lunedì mattina ha consegnato la ciotola in Comune: «Non le chiedo di assaggiarlo - ha scritto al sindaco - ma solo di verificare la non cottura della verdura e, magari, valuti se un uovo sodo è opportuno per queste persone. Dobbiamo continuare a pagare il cibo che la cialtroneria di qualcuno rende immangiabile?». «Queste azioni plateali non mi appartengono - prosegue - voglio solo ricordarle che la Civica è patrimonio di Trento ed è opportuno che il sindaco dia un segnale».

Secondo i familiari degli ospiti i problemi sono cominciati nell'aprile 2010, con l'appalto della ristorazione a una ditta esterna, la Sodexo. Le cucine sono state concentrate in due strutture, le Rsa di San Bartolomeo e via della Collina: nelle altre due (Gardolo e Gabbiolo) i pasti arrivano a bordo di un furgone. «Ci siamo lamentati già molte volte della cattiva qualità e dei problemi di cottura», spiega Casimira Grandi, «se in un anno e mezzo non è cambiato nulla è evidente che c'è un problema di gestione».

I parenti si dicono delusi dalle mancate risposte dei vertici della Civica e dal rimpallo di responsabilità con la Sodexo. I problemi a Gabbiolo erano stati denunciati qualche settimana fa in consiglio provinciale dal consigliere Mario Casna (Lega), a cui l'assessore Ugo Rossi aveva risposto spiegando che non sono state riscontrate inadeguatezze tali da non concedere l'accreditamento della struttura.

Ieri il tema è stato sollevato in consiglio comunale da un'interrogazione di Claudio Cia (Civica). Ma la lista delle lamentele va oltre i pasti. Renato Andreatta, fino a poco tempo fa rappresentante dei familiari, ricorda i tanti disservizi degli ultimi tempi a San Bartolomeo: l'acqua dal tetto, i condizionatori fuori uso, le perdite nei bagni. «Le spese per le riparazioni alla fine ricadono sulle rette», protesta, «ormai siamo sfiduciati, tanto che in queste settimane c'è chi ha ridato indietro i moduli di valutazione del servizio».













Scuola & Ricerca

In primo piano