Riva, via l'amianto dai capannoni Atlas

Rimossi o trattati 2400 metri quadri: ne rimangono ancora altri 3500



RIVA. Cartiere del Garda sta progressivamente attuando un piano pluriennale per risolvere il problema delle coperture in eternit dei grandi capannoni dell'ex Atlas (e prima ancora Mariotti) acquistati alla fine degli anni Ottanta in vista d'una espansione verso est, oltre la via Padova. In origine, fra tetti a volta e coperture con doppia pendenza, erano quasi 6000 i metri quadri per cui, una sessantina di anni addietro, era stato utilizzato perchè più economico, il materiale contenente amianto.

La bonifica, decisa e finanziata dall'azienda per cancellare definitivamente il pericolo che, deteriorandosi le lastre, i pericolosi filamenti di amianto potessero entrare nell'atmosfera, è cominciata già da cinque anni, nel 2006, con la rimozione dei primi 600 metri quadrati di eternit effettuata da imprese specializzate in grado di trattare le lastre e soprattutto di smaltirle secondo le prescrizioni di legge per quel tipo di rifiuti.

L'anno scorso ne sono stati asportati altri 200 metri. Nella scorsa primavera oltre all'eliminazione di ulteriori 800 metri quadri, ne sono stati trattati altri 600: si tratta d'un procedimento che incapsula il materiale stabilizzandolo in via definitiva. In tutto quindi 1800 metri rimossi e 600 trattati. Ne rimangono ancora 3500, che spariranno secondo un programma già definito.  Nelle prossime settimane partiranno poi anche i lavori per la realizzazione d'un nuovo piccolo reparto in cui verrà effettuata una particolare lavorazione della carta ora eseguita nello stabilimento spagnolo della multinazionale.

L'azienda annuncia un aumento di 14 elementi dell'organico attraverso nuove assunzioni che, qualora fosse superata positivamente la fase sperimentale, potrebbero aumentare. L'operazione è programmata in due fasi successive. Il primo atto verso il nuovo reparto consisterà nella demolizione del primo edificio basso, a tetto con doppio spiovente, confinante con la via Filanda appena oltre la rotonda, e nella sua ricostruzione. Per quello immediatamente successivo -riconoscibile per i mattoni bianchi utilizzati nella parte più bassa- è previsto nella seconda fase l'arretramento con conseguente cessione al comune d'una striscia di terreno in maniera da consentire la realizzazione di un marciapiede in prosecuzione di quello che va a morire in corrispondenza della rotonda. Per eseguire i lavori l'azienda ha tempo tre anni.













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