Riscatto per le tele rubate a Lupo Un anno e 8 mesi

Condannato un conoscente dello storico dell’arte, accusato di avergli chiesto 40 mila euro per riavere alcune opere


di Luca Marognoli


TRENTO. Cancello, portone dello stabile e porta dell’appartamento sono chiusi regolarmente e non presentano alcun segno di forzatura. Ma dall’abitazione di via degli Orbi dell’architetto Michelangelo Lupo, noto storico dell’arte e collezionista trentino, mancano otto quadri e tre orologi: tele del valore di 100 mila euro, in larga parte del Settecento e Ottocento, ma tra le quali spicca anche un “Cristo nell’orto degli Ulivi” attribuito da Vittorio Sgarbi alla scuola di Bernardino Campi, artista manierista del Cinquecento.

È sabato 5 luglio del 2014 e il padrone di casa si trova in Egitto, dove spesso si reca per partecipare a campagne di scavi archeologici. A scoprire il furto è uno dei suoi due fedeli collaboratori, che da anni hanno accesso alla sua abitazione. Il vetro infranto è quello della porta finestra che dal poggiolo dà accesso al salone: per raggiungerlo i ladri devono essersi arrampicati per quattro metri, forse servendosi di una scala. Un “colpo” da professionisti. Ma soprattutto da persone che conoscono bene il luogo teatro del furto: persone che, con ogni probabilità, rientrano nella cerchia di amici dell’architetto Lupo. Come Simone Bottes, oggi 39enne, due condanne alle spalle per truffa. Che giovedì in tribunale, a Trento, è stato condannato dal giudice Guglielmo Avolio alla pena di un 1 e 8 mesi, più una multa di 600 euro, per tentata estorsione. L’avvocata Elena Biaggioni ha preannunciato ricorso.

La vicenda infatti ha degli sviluppi successivi al furto. Un paio di settimane dopo l’architetto Lupo riceve una chiamata sul suo cellulare: è un uomo che gli offre 40 mila euro per fargli avere - dice - alcune delle opere trafugate, quelle che non sono state ancora piazzate sul mercato. Un uomo che mantiene l’anonimato ma che lo storico dell’arte riconosce dalla voce e dalla cadenza spagnola. Bottes ha vissuto a lungo in Sud America. Da alcuni particolari della telefonata, gli investigatori della Mobile deducono che possa avere visto le tele rubate, anche se non ci sono prove che abbia partecipato al colpo. Infatti al telefono cita anche una tela che Lupo non ha inserito nella denuncia. L’esperto d’arte avvisa la polizia, ma Bottes ha preso un aereo per Santo Domingo. Ritorna a Trento dopo un paio di mesi, a metà ottobre, credendo forse che si siano calmate le acque, ma trova ad attenderlo gli uomini della Mobile che lo arrestano, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marco La Ganga già in agosto. Sembra che il colpo fosse in preparazione da tempo, come riferito allo stesso architetto dal gestore di un locale della zona. Tanto che Lupo aveva cambiato le serrature di casa. Non abbastanza per fermare i ladri, che hanno scelto un’entrata alternativa.













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